sabato 27 giugno 2009

Il cinema di denuncia si è fermato al 1963

Da Wikipedia: «Film di impegno civile, è una spietata denuncia della corruzione e della speculazione edilizia dell'Italia degli anni sessanta». La didascalia del film dice: «I personaggi e i fatti sono immaginari, ma autentica è la realtà che li produce». Significativo che, nella parte del «Consigliere dell'opposizione De Vita», il regista Rosi abbia addirittura utilizzato un attore non professionista, l'allora deputato del PCI Carlo Fermariello, convincente in un ruolo che "sentiva". Il film è ambientato in una città del sud dell'Italia di cui non viene mai fatto il nome, anche se si comprende facilmente che si tratta di Napoli. Un indimenticabile capolavoro, ora riproposto in apertura del "Napoli film festival". Si direbbe, tuttavia, che in materia di corruzione politica il mondo del cinema si sia fermato al 1963, mettendo poi demagogicamente la testa sotto la sabbia. C'è in giro "qualche" città o regione (da non nominare) dove ci sia stato e/o ci sia "qualcosa che non va", qualche analoga ma attuale realtà da denunciare altrettanto spietatamente, con onestà intellettuale, artistica e (perché no?) politica con fatti e personaggi ovviamente immaginari, magari con il grazioso prestarsi di qualche omologo morale del "Consigliere De Vita"? Niente. Evidentemente, neanche un piccolo polpastrello ha più sfiorato le nostre città! O, forse, si preferisce raccontare note storie di delinquenza senza toccare "altarini" di patrocinanti e protettori. Oggi, per l'Oscar della denuncia, ci è rimasto solo "Striscia la notizia" con il desolante "... e io pago" di Totò e di "quasi" tutti noi. (Rosario Scalese lettere al Mattino)

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