giovedì 11 giugno 2009

Montemarano: il Pd ha fallito ma io non vado con De Mita

«Il risultato del Pd è stato deludente, non abbiamo saputo trasmettere i nostri valori e ne paghiamo le conseguenze. Per ripartire bisogna riavvicinarsi alla gente, tornare ad essere un punto di riferimento per i territori». Ne è convinto Angelo Montemarano, l’ex assessore regionale alla Sanità che non è riuscito a conquistare un posto nel Parlamento europeo. Ma si dice comunque soddisfatto: «Ottantatremila persone hanno scritto il mio nome sulla scheda. È un numero che mi onora e mi riempie di orgoglio». Che cosa è mancato? «Ho fatto tutto il possibile e l’ho fatto senza alcun aiuto, è stata un’impresa ciclopica. Le elezioni Europee sono una competizione difficile e nella circoscrizione Sud le cose si complicano perché include regioni molto diverse tra loro. È un collegio innaturale, sarebbe necessaria una riforma». Ma ha pesato anche la prestazione del Partito democratico. «Non siamo stati capaci di far comprendere agli elettori l’importanza di rimettere il Sud al centro dell’agenda politica, non abbiamo parlato dello sviluppo, della disoccupazione e delle risposte da dare ai giovani. Tutte le energie sono state invece profuse nella polemica sterile con il Pdl e con Berlusconi che non è piaciuta agli elettori. Un errore clamoroso». Pensa di essere stato lasciato solo dal partito? «I tanti consensi ottenuti, la metà dei quali a Napoli e provincia, sono frutto esclusivo del mio lavoro. In migliaia di schede è stato scritto solo il mio nome, non quello di altri candidati, sono rimasto fuori dai giochi delle alleanze. Al mio fianco ho trovato, oltre a Rosy Bindi, solo tanti amici che mi hanno sostenuto e caricato». Cozzolino è stato eletto, lei no. È la vittoria di Bassolino? «Tra i due c’è un legame storico, ma Andrea è un esponente politico di valore. Il suo successo è più che meritato. Quanto a me, ho avuto una straordinaria dimostrazione di affetto e fiducia. Non ricopro alcun incarico, i cittadini hanno votato solo la mia persona, non il partito». Se il governatore non le avesse revocato l’incarico in giunta, le cose sarebbero andate diversamente? «Non credo perché, prima della campagna elettorale, mi sarei comunque dimesso. Non è possibile occuparsi della Sanità ed essere candidato al tempo stesso. Io non sono come gli altri». Ora il Pd deve costruire sulle macerie... «Può farlo solo recuperando il rapporto diretto con i cittadini e il territorio. Dobbiamo tornare tutti ad ascoltare la gente, a capirne i bisogni». Tornerà a fare il medico? «Amo la politica, non credo di riuscire a separarmene facilmente. E poi ho il fiato sul collo di 83mila elettori». E De Mita? «Ha fatto scelte diverse, oggi è un alleato del centrodestra. Io sto al centro e guardo a sinistra, come i miei maestri Moro, De Gasperi e lo stesso De Mita. Resto nel Pd, non sono abituato a cambiare casacca. A 58 anni non me lo posso permettere». (ger.aus. il Mattino)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande maestro.
Chiaia ,San Ferdinando ,Posillipoe sempre con lei. Francesco Orfano