sabato 20 marzo 2010

Camorra: Bossa, Don Diana voce libera di territorio oppresso

Regione Campania - "Era una voce libera che si alzava da un territorio sotto ricatto". Lo dichiara Luisa Bossa, deputata del Pd, componente della commissione antimafia, ricordando l'anniversario della morte di don Peppino Diana, ucciso dalla camorra sedici anni fa nella sagrestia della sua chiesa a Casal di Principe, proprio nel giorno del suo onomastico. "All'epoca - ricorda l'on. Bossa - pochi sapevano chi fossero i Casalesi, quale potenza di fuoco fossero in grado di esprimere, quale capacità pervasiva di penetrazione sui territori avessero. In questi anni il dolore per la morte di Don Peppino non si è mai sopito e grazie al lavoro di Don Luigi Ciotti e alla rete di associazioni antimafia nel territorio, il nome di Don Peppino è oggi un simbolo. Il modo migliore per ricordarlo e' ricostruire la storia che sta dietro alla decisione di usare la famosa frase 'Per amore del mio popolo, non tacero''. "Don Peppino - ricorda la Bossa - la usò in un suo documento. Era il Natale del 1991 e chiese la firma di molti parroci dell'hinterland casertano. Incassò qualche rifiuto, ma raccolse anche diverse adesioni. Il suo era un atto di denuncia contro la camorra e un appello alla Chiesa, affinche' si facesse alfiere della lotta alla criminalità, con un invito ai preti a parlare chiaro nelle omelie. Il titolo di quel documento era, appunto: 'Per amore del mio popolo non tacero''. "Facciamo in modo, anche in questi giorni di campagna elettorale - conclude Bossa - che quella frase risuoni anche nel nostro lavoro politico, nel nostro impegno quotidiano: il coraggio della denuncia, il coraggio della lotta contro la criminalita' e contro le ingiustizie, il coraggio di ricordare non solo con le parole, ma con le azioni, i gesti e i fatti". (Ansa)

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