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Flora Beneduce |
Vico Equense - È una serata speciale per Vico Equense. Cittadini che si sono distinti per l’abnegazione al proprio lavoro, per l’umanità e la professionalità nello svolgerlo hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento alla carriera “Labore Civitatis”. A conferirlo, l’associazione In-formazione, editrice del settimanale Agorà della Penisola sorrentina, nell’incantevole location del Castello Giusso. Tra i premiati, la dottoressa Flora Beneduce, primario degli ospedali riuniti della Penisola sorrentina.
Dottoressa, cosa ha provato ricevendo il trofeo?
Mi sono emozionata visibilmente. Li confesso che questo riconoscimento mi ha portata a ripercorrere con memoria vivida gli anni di università, quelli del primo impiego in corsia, quelli del concorso e quelli da primario. Ho ripercorso i reparti degli ospedali, i luoghi e i tempi, le persone e gli sguardi, i convegni e le pubblicazioni. Quanta ricchezza ho ricevuto dagli incontri, dalla scienza, dalla fede.
Questo trofeo le riconosce pubblicamente il merito, l’impegno, la passione che dedica al suo lavoro. Come vive questo momento?
Il premio che oggi accolgo è motivo di profonda soddisfazione perché tutto il mio cammino di donna e di medico non è più percorso di crescita personale e professionale, ma è divenuto momento di scambio, di reciprocità, di abbraccio con la società civile. Da privato, il mio impegno costante e la mia abnegazione si trasformano in pubblico.
Come vive il suo lavoro di medico e di primario?
Il mio ruolo delicato e la gestione non semplice dei reparti di Medicina Generale e Pronto soccorso continueranno ad essere la missione che ho scelto e per la quale mi spenderò senza misura. Nel mio lavoro sono spesso a contatto con dolori, non solo fisici. Essere accanto a chi soffre, ascoltare il rumore assordante delle lacrime, tendere una mano a chi ha bisogno di sostegno sarà sempre scelta consapevole. Chi mi conosce sa che non so essere indifferente alle situazioni di malattie, di precarietà economica, di squilibri psico-fisici, di difficoltà familiari. Sono naturalmente portata ad essere solidale, probabilmente per la mia profonda fede.
Un ultimo pensiero.
Dedico questo premio alla comunità che ha voluto offrirmelo. Accettarlo non è solo momento di gratificazione, ma è anche e soprattutto la promessa e l’impegno ad essere sempre più punto di riferimento, di accoglienza, di sostegno.
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