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di
Eva Gambardella
Vico Equense - Nel '56, poichè dei nostri amici andavano a Vico Equense, paese della costiera sorrentina, prendemmo una casa in affitto per due mesi e mezzo ed ebbe inizio il mio amore per un luogo che ancora oggi per me è la casa.
Le " villeggiature" di una volta, quando per alcuni ricominciarono e per altri continuarono, erano completamente diverse da quelle che oggi si chiamano vacanze; eravamo più poveri ma paradossalmente più ricchi.
Le case in affitto non costavano molto, anzi col tempo si cominciò ad affittare la casa per tutto l'anno, e poi c'erano quei lunghi, deliziosi periodi estivi, i ritmi di vita erano più lenti.
Finita la scuola, verso fine giugno, primi di luglio ci si trasferiva; eravamo un gran numero di famiglie, i genitori amici o conoscenti tra loro, noi ragazzi in comitiva.
Ci si tratteneva anche tutto settembre, a volte fino al 4 ottobre: ogni anno ragazzi nuovi si aggiungevano, c' era qualcuno che veniva per un periodo, poi andava altrove, ma gran parte di noi rimane ancora fedele.
A settembre con i primi freddi, smontavano le cabine di legno, ne lasciavano alcune per noi fedelissimi, gli spezzoni delle comitive si riunivano e si diventava amici, salvo l'anno seguente tornare a luglio ciascuno col proprio gruppo.
Peppino di Capri cantava "Voce 'e notte", Nico Fidenco " Legata a un granello di sabbia", ci si riuniva nelle case con il giradischi, si ballava, i famosi " balletti", dove nascevano e morivano amori estivi, si aveva grande libertà, di cui io, veramente, ho sempre goduto, perché i miei genitori nella loro concezione un po' goliardica, ma devo riconoscere, intelligente e lungimirante, dai quindici, sedici anni in poi ci diedero tutta la libertà che, forse, hanno le ragazze oggi e ci regalarono una splendida giovinezza.