Settembre andiamo è tempo di vendemmiare
di Harry di Prisco
Quest’anno l’Italia torna a riconquistare il primato di primo produttore mondiale di vino, superando la Francia. Secondo le previsioni di Assoenologi la produzione dovrebbe attestarsi tra i 44 e i 45 milioni di ettolitri e, grazie alle favorevoli condizioni metereologiche, dovremmo poter contare anche su un’ottima qualità.
E la Puglia è tra le regioni dove si ha il maggior trand di crescita.
E allora tutti nel Salento per vendemmiare e scoprire la storia dei grandi vini, ma anche per raccontare l’eccellenza della terra salentina con i colori, i profumi e i sapori di una delle tradizioni agricole più importanti e ricche del territorio nazionale. Una vacanza-relax dove si può ben combinare una sosta sulle spiagge, lambite da un mare stupendo per prendere l’ultima tintarella della stagione, con il turismo tutto-da-vivere.
«E’ in bassa stagione - dice la dottoressa Tonia Riccio, dirigente dell’Ufficio turismo della Regione Puglia - che il Salento e la Puglia, mostrano il loro volto più autentico»: questo il leit motiv del progetto di comunicazione, realizzato su fondi europei e ideato dalla Regione Puglia, assessorato al turismo, fortemente voluto dall’assessore Silvia Godelli, in collaborazione con Pugliapromozione, presieduta da Giancarlo Piccirillo, con i Comuni di Guagnano (capofila), San Donaci e Porto Cesareo e la rivista di turismo e cultura del Salento “Spiagge”, diretta da Carmen Mancarella (www.mediterraneantourism.it). Tra le peculiarità c’è il fare la vendemmia negli sterminati campi di Negroamaro e vedere dove nasce il vino esportato ormai in tutto il mondo. Due grandi città del vino, Guagnano, in provincia di Lecce e San Donaci, in provincia di Brindisi, hanno voluto presentare il proprio territorio nel periodo destinato alla vendemmia, combinando i profumi del mosto che fermenta in cantina con l’indimenticabile sapore di mare. Infatti completa il pacchetto turistico il prodotto mare, per il quale il Salento è tra le mete più ambite in Italia.
«Promuovere il mare al di fuori del classico agosto - dice l’assessore al turismo e al marketing territoriale di Porto Cesareo, Pietro Falli - è tra le priorità dell’amministrazione comunale. Per questo abbiamo deciso di essere partner dell’iniziativa “Salento, emozioni d’autunno in un mare di…vino nelle Terre del Negroamaro” per far scoprire in Italia e nel mondo, quanto siano belle le coste salentine in bassa stagione». E a proposito di cantine l’accoglienza qui nel Salento è sempre delle migliori, offrendo la possibilità di provare l’ottimo vino accompagnato dai prodotti tipici locali. Siamo nella zona del Salice Salentino, la doc più antica ed esportata di Puglia. Ad accoglierci è Guagnano, situato nel Salento settentrionale. Nella periferia del paese è stato possibile visitare, guidati dal sindaco Fernando Leone e dal Vice Sindaco Danilo Verdoscia, la casa/museo "Vincent City", che l'artista locale Vincent Brunetti ha realizzato mediante materiale di recupero. La casa (e l’eclettico proprietario), che compaiono nel film documentario etnico Italian Sud Est, è meta di pellegrinaggio nei percorsi cicloturistici e, quotidianamente, di visitatori. «L'attività economica più importante del comune - ci dice il Sindaco Leone - è quella legata alla coltivazione della vite. Guagnano è collocato al centro della produzione doc del Salice Salentino e si attesta come il comune con maggiore estensione di vitigno negroamaro. Rilevante è la produzione di uve da tavola ma anche quelle destinate alla vinificazione. Per valorizzare ed esportare i prodotti vitivinicoli sono sorte diverse cantine e consorzi». Con poco più di cinquemila abitanti si contano ben sei grandi cantine. Il nostro tour inizia dalla dinamica Cantele (www.cantele.it), che nasce dall’amore della settentrionale Teresa Manara, per le terre salentine. Suo marito, Giovanni Battista Cantele, infatti commercializzava il vino del Salento, ma non pensava certo di scendere nel profondo Sud. Teresa Manara, cui sono dedicate le migliori etichette della cantina, invece, volle vivere nel Salento, dove oggi operano i suoi quattro nipoti Paolo, Gianni, Umberto e Luisa, che conducono con successo la cantina, che ha da poco inaugurato “I Sensi”, un laboratorio sinestetico, dove è possibile degustare vino, ascoltare musica ammirando dal terrazzo le grandi distese dei vigneti.
Ha iniziato a imbottigliare da pochi anni, ma ha già conquistato i mercati internazionali con le sue etichette top Varale, un igp Salento rosso di negroamaro e Vinea Electa chardonnay, la cantina Lucio Leuci (www.vinileuci.it), giunta con Lucio e Francesco alla terza generazione di una famiglia di antiche tradizioni, che si va affermando nel campo dell’enologia mondiale.
Un discorso di eccellenza lo riscontriamo nella cantina Taurino (www.taurinovini.it), ben nota negli Stati Uniti come altrove con l’etichetta principe “Il Patriglione”, riconosciuta tra i primi cento vini al mondo. A condurre l’azienda sono gli eredi di Cosimo Taurino, che sul finire degli anni ’70 ebbe il coraggio di rinunciare a un futuro sicuro in farmacia per imbottigliare il vino. La qualità delle uve e la sapienza enologica portarono presto i vini Taurino a un grande successo internazionale, facendo in modo che il negroamaro divenisse ambasciatore del Salento nel mondo.
E’ cultura e arte del vino la nuovissima struttura che ospita la cantina Emèra di Guagnano del gruppo Magistravini (www.magistravini.it), che raccoglie tre aziende vitivinicole sotto la consulenza enologica di Vincenzo Mercurio, due delle quali sono in Puglia: Emèra è nel Salento, Casino Nitti nel tarantino a Carpignano, mentre in Irpinia si è deciso di investire nelle terre del Greco di Tufo e del Fiano di Avellino, mettendo a punto l’azienda San Paolo. Il titolare, Claudio Quarta, affascinato dal mondo della viticoltura, ha recuperato nel centro di Guagnano, sulla provinciale per San Pancrazio, una vecchia cantina con palmento, che è stata impreziosita dagli affreschi del famoso artista Ercole Pignatelli. Il maestro ha realizzato qui la terza opera dedicata alla “Germinazione” (le altre due sono: una imponente alle porte di Lecce, che con i suoi dieci metri d’altezza vuole dare il benvenuto all’ospite ed un’altra all’ingresso del Palazzo della Regione Lombardia). Nella suggestiva cantina c’è anche una ricca collezione di vasi della Magna Grecia, alcuni dei quali in stile Egnatia. «Curata nei minimi dettagli - dice la ventiquattrenne general manager Alessandra Quarta - la nostra cantina punta ad accogliere e avvolgere il visitatore nell’affascinante mondo del vino e nella storia del territorio. Per questo si presta molto bene a visite guidate e degustazioni». L’etichetta più importante Anima di Negroamaro è un Lizzano doc di negroamaro vinificato in purezza, affinato solo in acciaio.
Importante a Guagnano è la realtà della cantina sociale Enotria che come tutte le cantine sociali (attualmente conta 400 soci) ha venduto il vino sfuso per anni, approdando solo in tempi molto recenti all’imbottigliamento. «Siamo forti - dice il presidente, l’agricoltore Angelo Scarciglia - della qualità dei nostri vigneti e quindi della nostra uva, unica in tutto il territorio pugliese ed italiano». Insieme al vicepresidente, Antonio Imperiale, Scarciglia ci ha illustrato le varie fasi della lavorazione dell’uva. Le cantine di Guagnano sono una più interessante dell’altra e a scoprirle una per una ci ubriachiamo della saggezza dei salentini dediti alle imprese vitivinicole tutte di eccellenza.
E’ una sfida nata da giovani imprenditori la cantina Feudi di Guagnano, fondata per impedire che i vigneti di negroamaro finissero nell’abbandono. Nero di Velluto, un negroamaro igp, vinificato in purezza, è l’etichetta espressione di questo progetto imprenditoriale, premiato dai mercati internazionali. La Cantina, nell’occasione dell’incontro con la stampa, ha inaugurato un monumento in acciaio dedicato alla Forza del Negroamaro, che simboleggia l’energia della Natura stessa, come ha chiarito l’amministratore delegato, Gianvito Rizzo.
Il tour delle cantine non poteva avere tappa migliore se non al Castello Monaci (www.castellomonaci.com), una dimora di charme, di proprietà della famiglia Memmo Seracca Guerrieri, che la apre al pubblico “per il piacere di condividere le cose belle con gli altri”. Castello Monaci, una dimora storica, forse un convento, di cui si ha notizie certe solo a partire dal 1600, venne acquistato nell’800 dal nonno dell’attuale proprietaria, la signora Lina Memmo e adibito a casa di villeggiatura per l’estate. Aperto attualmente per ospitare matrimoni e convegni, punta a diventare un resort grazie alla realizzazione di dieci ampie camere di charme che saranno pronte per la prossima stagione estiva. Circondato da 200 ettari di vigneti Castello Monaci è anche una cantina del Gruppo italiano vini di cui la famiglia è socia. Vitantonio Seracca Guerrieri segue con particolare cura e passione la cantina, puntando alla valorizzazione dei vitigni autoctoni salentini. A Castello Monaci è possibile peraltro prendere parte alla vendemmia di notte, un’esperienza unica, facendo degustazioni guidate in cantina e visitando il Museo del Negroamaro. Per completare il tour delle cantine imperdibili le tappe golose nei ristoranti di Guagnano: Aia Noa e la Favorita.
Per il sindaco di San Donaci, Domenico Fina ed il Vice Sindaco Mariangela Presta l’economia della zona è in espansione grazie all'allevamento degli ovini, gli stabilimenti vinicoli, i frantoi e gli stabilimenti per la lavorazione dei fichi secchi.
« Con le sue grandi cantine e la storia degli imprenditori che hanno saputo affrontare e vincere le sfide dei mercati internazionali - afferma Mariangela Presta - la nostra città si presenta come una realtà ricca ancora tutta da scoprire. Crediamo nella forza della comunicazione per esportare al di fuori dei confini regionali non solo il nostro vino, ma anche la bellezza e la forza del nostro territorio». A San Donaci tra le più antiche aziende dell’agro salentino c’è la Cantina San Donaci (www.cantinasandonaci.eu), dove è nata l’idea imprenditoriale di un gruppo di 12 agricoltori che per sviluppare l’economia del loro prodotto e della loro terra ha fondato ottanta anni fa quella che è l’attuale cantina composta da quattrocento soci. «I nostri vini arrivano in tutta Europa e anche negli Stati Uniti, dice il presidente, Marco Pagano. Per anni abbiamo venduto cisterne di negroamaro a compratori di tutta Italia e d’Europa. Adesso lo stiamo imbottigliando noi, conquistando sempre più ampi mercati». Per la sua continuità e per il suo forte radicamento al territorio è stato possibile dare un forte contributo alla storia agricola del Salice Salentino, diventandone un autorevole punto di riferimento dell’enologia italiana.
Sempre più affermata nei mercati internazionali è l’azienda “Paololeo” (www.paololeo.it), una cantina nata nell’84 grazie al coraggio di Paolo, che decise di investire i 30 milioni di lire, ricevuti in regalo per il proprio matrimonio con Roberta d’Arpa, per edificare la nuova cantina e rafforzare in questo modo una tradizione di vignaioli. Oggi la Paololeo è arrivata alla quinta generazione e non a caso le etichette più significative nascono dai vitigni più importanti del Salento. L’igp Fiore di vigna è un primitivo vinificato in purezza, l’igp Orfeo è un negroamaro, che viene commercializzato solo dopo un anno e mezzo dalla vendemmia.
Storica e di antiche tradizioni è poi la cantina Candido (www.candidowines.it), nata nel 1929 per l’intuizione di Francesco e conosciuta per il suo Cappello di prete, un negroamaro vinificato in purezza, igp e il Duca d’Aragona, un blend di negroamaro e montepulciano. Oggi l’azienda è condotta da Alessandro e Giacomo. Qui è possibile organizzarsi con wine tasting direttamente in cantina e scoprire la vasta gamma di etichette (ben 16 sono in produzione), dal sapore antico. Ed è da questi stabilimenti che parte il vino che per il 65% è esportato all’estero (Nord Europa, Canada, Giappone). Ci sono poi piccole grandi realtà che, grazie alla bontà del vino e alle sapienti tecniche di vinificazione hanno conquistato i mercati internazionali come le cantine Baldassarre (www.cantinebaldassarre.it), presenti in tutto il mondo con il loro prodotto e Lolli (vincenzo.lolli2@tin.it), una piccola azienda a conduzione familiare, nei cui vigneti si coltivano produzioni autoctone di Negroamaro, Malvasia e Primitivo. L’azienda, che esporta anche all’estero, ha voluto dedicare, grazie al figlio Enzo, un suo vino a “Nico” all’insaputa dell’anziano genitore, l’ottantacinquenne Nicola Lolli. Tra le tappe golose che consigliamo quella al ristorante Antico Melograno (www.anticomelograno.com), dove c’è un posto a tavola anche per le persone celiache. E per terminare questa panoramica nelle Terre del Negroamaro ci rifacciamo a Molière: “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico” e se nella bottiglia c’è un buon Negroamaro da bere con un vero amico è la maggior fortuna che ci possa capitare.
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