Fonte: Francesco Merlo da la Repubblica
Sono sette i sindaci della cazzimma , che a Napoli è la potenza irridente del guappo, il superomismo nicciano del rione Sanità. Sette magnifici imbroglioni - ben quattro del Pd, due forzisti e un indipendente di sinistra - candidati incandidabili alle elezioni regionali.
Ieri sono finiti sulla prima pagina del Mattino di Napoli con tanto di foto segnaletiche sotto i titoli-gogna: "wanted", "non votateli", "combatteteli", "prendeteli". Ebbene, spernacchiando le lodevoli illusioni illuministiche del giornale, in meno di 24 ore i sette cazzimmosi sono diventati gli eroi dei loro paesi che da Vico Equense a Fratta Minore si sono accesi di rabbia campanilistica e di orgoglio fuorilegge. Anche loro, come gli inarrivabili diavoloni plebei Luigi De Magistris a Napoli e Vincenzo De Luca a Salerno, rivendicano il diritto alla prepotenza, si appellano alla piazza al di sopra della legge in nome della solita guapperia fondata sul consenso, sul controllo capillare del territorio, sulla soperchieria da notabile che si sta ormai contagiando come un'epidemia, come uno spillover italiano. Insomma la cazzimma politica è come il vaiolo delle scimmie, la tubercolosi bovina, la febbre emorragica del Nilo.
Cosa hanno fatto di male i nostri sette "mascalzoni latini"? Con un trucco di minutissima furbizia avvocatesca meridionale - una multa non pagata, una buca non riparata, un conflitto di interessi bancario... - questi sindaci pazzarielli si sono autodenunziati e dunque, in attesa che si risolva il conflitto amministrativo con il Comune che governano, si sono autosospesi dalla funzione, si sono cioè nascosti sul lembo del Vesuvio, in una specie di limbo politico che consenta il passaggio di carriera senza rischi, senza pagare il dazio e, per di più, dedicandosi a tempo pieno alla campagna elettorale.
Il trucco da dottor cavillo prevede infatti la temporanea promozione del fidato vicesindaco e intanto permette ai sindaci sospesi di candidarsi alle regionali senza dimettersi, come vorrebbe la legge qui aggirata e irrisa. Come potrebbero dimettersi se sono sospesi? Attenzione: non sospesi come gli ignavi di Dante ma come gli spavaldi, gli spacconi, i sindaci campieri, i mammasantissima del plebeismo carismatico meridionale, gli impuniti.
Certo, il trucco della sospensione, come pure il sottosopra di popolarità provocato dal "wanted" del Mattino, è anche un'eruzione spontanea del pittoresco che rilancia l'eternità del destino meridionale, del folclore come sottosviluppo. Sembra una trama di Scarfoglio, un racconto di Marotta, il solito grottesco che ravvivò il razzismo nell'ottocento e poi nel novecento, e ora ritorna degradato a teppismo democratico, a presepe dell'immoralità politica. L'arte di arrangiarsi di Sofia Loren, che in Ieri, oggi e domani vendeva sigarette di contrabbando e per evitare la galera si faceva mettere incinta (19 gravidanze), era comunque un abuso del proprio corpo, una dissipazione di sé. Qui invece si abusa del corpo sociale, dell'istituzione, della legge. Addirittura i concittadini di Franco Alfieri, che ad Agropoli è chiamato "il santissimo", stanno organizzando una veglia di solidarietà con gli ologrammi: "Meglio che in Spagna". Di sicuro, da Giffoni Valle Piana a Fisciano non si parla che di loro. Sono ormai più popolari degli attori di Gomorra Genny Savastano e Salvatore Conte, sono i creativi figliocci di De Magistris e De Luca, gli scassatori, i sindaci di strada, i guappi e mammete ... Insomma si sono guadagnati una reputazione di uomini di rispetto.
Ebbene, per solidarietà "a contrario" con i colleghi e amici del Mattino io ho deciso di non fare tutti i nomi dei 7 furbi e dei loro paesi che pretendono di essere zona franca, luoghi a statuto speciale. Non posso non citare tuttavia Pino Capasso, detto "o poeta", che sindaco da venti anni di San Sebastiano al Vesuvio è sospeso e al tempo stesso non sospeso. La sua sospensione infatti è stata sospesa. "O bandito poeta", come lo chiamerebbe Mario Merola, aveva pregato il capo dei vigili urbani di togliergli (sospendergli) una multa di ben 41 euro per divieto di sosta. Quindi ha denunziato se stesso aprendo il procedimento di sospensione. Mentre però il consiglio comunale decideva, il capo dell'opposizione "tomo tomo, cacchio cacchio" raggiungeva l'ufficio postale e pagava la multa del sindaco: tiè.
Quesito giuridico: è lecito pagare la multa a qualcuno che non vuole pagarla? E la sospensione può essere sospesa iuris et de iure o è necessario un procedimento di revoca emesso dall'autorità competente? Certo, la cazzimma che diventa Codice può sembrare divertimento. E invece è una smorfia dolorosa, una partita sospesa sull'Italia, quella dei notabili e dei capobastone, dei capitribù e degli stregoni di provincia, signori di una plebe affamata di favori. Cantava Pino Daniele: "Tengo 'a cazzimma e faccio tutto quello che mi va / Pecché sò blues e nun voglio cagnà".
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