Atto d'accusa di Staiano: «Persi centinaia di donatori dopo il trasferimento del centro di raccolta a Castellammare»
Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino
Sorrento - «In penisola sorrentina manca un centro di raccolta del sangue e le donazioni si sono drammaticamente ridotte. E questo nella totale indifferenza delle autorità». Quello lanciato da Giuseppe Staiano è un allarme, ma anche un durissimo atto d'accusa. Nel mirino del presidente del Tribunale per i diritti del malato c'è la riorganizzazione della rete trasfusionale disposta dalla Regione nel 2014: un provvedimento che ha portato all'attivazione del servizio immunotrasfùsionale presso l'ospedale di Castellammare e alla chiusura del centro di raccolta del sangue in quello di Sorrento. Il primo risultato è presto detto: i donatori in costiera sono quasi scomparsi. Soltanto i più assidui continuano a compiere questo nobile gesto, ma sono spesso costretti a rivolgersi alle strutture sanitarie di Napoli. «Se prima erano poche, adesso le donazioni di sangue in penisola sorrentina si sono ridotte al lumicino - spiega Staiano -. Chi intende compiere questa buona azione non può essere costretto a percorrere 15 chilometri in auto e a sfidare il traffico, i tunnel e il caos che caratterizza il litorale stabiese durante l'estate». Nei centri della penisola sorrentina si nota sempre più spesso l'emoteca dell'Avis che, secondo Staiano, riesce a raccogliere una maggiore quantità di sangue rispetto a quanto il centro immunotrasfusionale dell'ospedale di Castellammare riesca a fare. «Il paradosso - continua il presidente del Tribunale per i diritti del malato - è che l'Asl è costretta ad acquistare sangue dall'Avis per tamponare la carenza. Basterebbe attivare il centro trasfusionale nel distretto sanitario di Sant'Agnello per aiutare i malati ed eliminare questo spreco». Ovviamente, il drastico calo delle donazioni di sangue e la mancanza di un centro ad hoc rischiano di penalizzare gravemente i malati di Sorrento e dintorni.
Eppure questo argomento sembra scontrarsi con la totale indifferenza delle istituzioni, a cominciare dai sindaci: «Abbiamo allertato le amministrazioni comunali subito dopo la chiusura del centro trasfusionale di Sorrento - fa sapere Staiano - ma i primi cittadini non sono mai intervenuti come stanno facendo in questi giorni per difendere il servizio di oncologia. La donazione di sangue salva la vita proprio come una chemioterapia, ma evidentemente non garantisce visibilità ai nostri politici». Sono passati circa due anni dalla chiusura del centro trasfusionale di Sorrento, giudicato non a norma dalle autorità sanitarie. A febbraio 2015 l’ allora commissario straordinario dell'Asl Panaro aveva stabilito che il servizio di raccolta del sangue venisse ospitato in due stanze al terzo piano del distretto di Sant'Agnello. Successivamente, però, una serie di problemi organizzativi aveva spinto i vertici dell'Asl a tornare sui propri passi e ad affidare al direttore sanitario dell'ospedale di Sorrento il compito di individuare nuovi locali. Ma oggi, a distanza di mesi, il centro di raccolta del sangue resta una chimera: «Ci era stato garantito che il servizio avrebbe trovato posto nei locali che ospitavano il centralino dell'ospedale di Sorrento, ma così non è stato - conclude Staiano -. Chiediamo al nuovo commissario dell'Asl, Antonietta Costantini, di provvedere al più presto. In gioco c'è la salute dei cittadini».
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