Giuseppe Tito |
Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino
Provincia di Napoli - Ora il rischio è che la manutenzione delle scuole, l'ammodernamento delle strade e il finanziamento di tanti altri progetti restino al palo. E che, oltre a dover dire addio a risorse per svariati milioni di euro, la Città metropolitana debba pure pagare penali per quelle opere che erano già state messe in cantiere ma per le quali è poi mancato l'ok definitivo da parte del Consiglio. Al danno potrebbe aggiungersi la beffa, quindi, a meno che l'ente di Piazza Matteotti non riesca a trovare una soluzione al conflitto in atto tra il sindaco Luigi de Magistris e il Consiglio metropolitano. Il venir meno del numero legale dell'assemblea dell'antivigilia di Capodanno, dovuto all'assenza degli esponenti di Forza Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, ha impedito la ratifica delle variazioni di bilancio disposte in via d'urgenza dal sindaco e polverizzato risorse destinate a una serie di progetti: 300mila euro per la riqualificazione della succursale del liceo «Mazzini» di Napoli, 153mila per l'adeguamento dell'istituto «Torrente» di Casoria, mezzo milione per l'ampliamento del «Pacioli» di Sant'Anastasia e altri 800mila per la manutenzione in varie scuole del Napoletano. Bloccati pure 940mila euro per i lavori allo svincolo tra la circumvallazione esterna di Napoli e l'asse perimetrale di Melito, 349mila per l’illuminazione in via Nastro Azzurro a Sant'Agnello e 75mila per la sistemazione della strada provinciale Ciraccio a Procida.
Stesso discorso per gli stanziamenti da un milione e 600mila euro per la fondazione Teatro San Carlo, un milione e 800mila per il Comune di Turino, 550mila euro per l'ammodernamento dell'infrastruttura informatica della Città metropolitana e 935mila per l'Armena, società costituita dall'ex Provincia di Napoli per promuovere lo sviluppo economico locale. Si tratta di circa otto milioni di euro relativi a progetti che dovranno essere nuovamente discussi, inseriti nel bilancio e finanziati: una procedura che richiederà diversi mesi per essere completata. A questi si aggiungono altri otto milioni, originariamente destinati ad agricoltura e pesca, che la Città metropolitana deve restituire alla Regione. «Quei soldi non andranno persi- assicura Giuseppe Tito, sindaco di Meta e consigliere metropolitano del Pd - ma formeranno un nuovo avanzo di bilancio col quale saranno finanziati gli stessi progetti. Bisognerà attendere altri quattro o cinque mesi». Una previsione forse ottimistica visto che ai tempi tecnici di approvazione dovranno sommarsi quelli necessari alla realizzazione delle opere finanziate. Ecco perché sono sul piede di guerra i sindaci dei Comuni che vedono sfumare i fondi attesi da anni e mal sopportano l'ennesimo slittamento dell'avvio dei lavori. «Le battaglie politiche non vanno fatte a spese dei territori», attacca Piergiorgio Sagristani, primo cittadino di Sant'Agnello. Opinione condivisa da Dino Ambrosino, sindaco di Procida e iscritto al Pd: «Le opportunità di finanziamento non vanno perse. Pur riconoscendomi nel partito, prendo le distanze da certi comportamenti e auspico maggiore collaborazione con de Magistris». Ma cosa accadrà adesso? A questo punto si aprono due possibili scenari. Il più catastrofico: i consiglieri non trovano un accordo, i 16milioni di euro non vengono inseriti nel bilancio e vengono perduti. In tal caso la Città metropolitana sarebbe costretta a pagare le penali per i lavori nei Comuni dove sono già stati appaltati, come a Casoria. In alternativa, i membri dell'assemblea di Santa Maria la Nova potrebbero concordare una strategia per inserire quelle risorse nel bilancio destinandole agli stessi interventi e scongiurando così il rischio di penali Alla luce dei contrasti in seno al Consiglio, però, questa operazione potrebbe richiedere tempi lunghi A quel punto i dirigenti della Città metropolitana potrebbero decidere di utilizzare immediatamente le risorse sulla base dell'ok del sindaco de Magistris, in attesa di un successivo via libera del Consiglio: ipotesi però poco realistica perché esporrebbe l'ex Provincia agli strali della Corte dei conti. Ad aggravare il pericolo di una paralisi della Città metropolitana sono anche questioni normative. Nel variegato contesto politico napoletano De Magistris non ha trovato la maggioranza in Consiglio. Per evitare che il sindaco (che è per legge quello eletto nel comune capoluogo, dunque non da tutti i residenti della provincia) decidesse in totale autonomia, lo Statuto approvato nella scorsa consiliatura ha fissato una clausola di salvaguardia: il sindaco deve confrontarsi col Consiglio, i cui componenti restano espressione del territorio seppur votati dai rappresentanti dei Comuni. Ma se de Magistris può contare sull'appoggio di soli 11 consiglieri su 24, il confronto tra lui e l'assemblea rischia di trasformarsi in un tira e molla capace di bloccare del tutto l'attività della Città metropolitana. Anche perché sugli scranni dell'ex provincia siede una classe politica più propensa e in fondo più abituata ai giochi dei veti incrociati (in considerazione anche di certi complicati equilibri di potere riguardanti i singoli territori) che alla collaborazione bipartisan. «Dall'empasse si esce con un accordo politico - trapela dai corridoi di Piazza Matteotti - L'ingresso di Carbone e Lettieri nella coalizione di de Magistris non è bastato per garantire a quest'ultimo una maggioranza. L'obiettivo ora potrà essere centrato solo nel caso in cui altri consiglieri dovessero dichiarare il proprio sostegno al sindaco». Finale tutto aperto, dunque, in una partita di cui i cittadini sembrano più ostaggi che spettatori.
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