di Filomena Baratto
A Cava dei Tirreni sono stati rinvenuti 40 chilogrammi di amianto nei pressi di una scuola. La notizia è di domenica 13 ottobre 2019. A Fuorigrotta altro amianto davanti a una scuola, risalente al 12 giugno 2019. A Castellammare di Stabia, in questi giorni, ancora nei pressi di una scuola, hanno trovato amianto abbandonato dalla sera alla mattina. Cumuli di materiale sparso qua e là come fosse sale di una pietanza. Sono questi solo alcuni esempi di quello che si legge ogni giorno. Un piano nazionale per lo smantellamento e rimozione dell’amianto è stato approvato dal governo Monti nel 2013, ma subito dopo le regioni lo hanno bocciato. E’ talmente presente da nord a sud che si è passati dalla preoccupazione per le conseguenze alla mancanza di ogni tipo di intervento. Il costo per bonificare le zone contaminate, siano esse quelle presentate agli occhi dei media negli ultimi tempi che quello ancora esistente in strutture vecchie con costruzioni risalenti a prima del 1999, quando l’amianto era usato in modo massiccio e l’Italia era un produttore ai primi posti nel mondo, richiedono fior di quattrini che nessuno è disposto a pagare. Il materiale si trova in molte costruzioni, ma anche oggetti, stoffe, utensili. Prima se ne faceva un utilizzo massiccio vista la resistenza, da qui il termine eternit. Poi con la consapevolezza che aveva fatto danni all’apparato respiratorio, non solo di chi era a contatto col materiale, ma anche di chi abitava nei pressi delle fabbriche, è stato vietato.
Da nord a sud si trovano cattedrali di amianto come depositi a cielo aperto in attesa di non si sa cosa. Si dice sia la lungaggine della burocrazia, che blocca gli interventi e magari si inveirà contro Bonaparte ad averla creata, ma la realtà è che i costi non invogliano a smaltirlo, e tutti, indistintamente costruttori, imprese, istituzioni non lo prendono proprio in considerazione. E se i bambini come del resto gli abitanti del luogo respirano veleni, non ci sono problemi, tanto si trova in tutta Italia e siamo tutti nelle stesse condizioni. Come a dire “mal comune, mezzo gaudio”. Nel 2008 una studentessa di Pavia, iscritta al corso di laurea specialistica in governo e amministrazione locale della Facoltà di Scienze Politiche all’ateneo pavese, scelse una tesi che prendesse in considerazione lo smaltimento dell’amianto. Recatasi all’Asl per avere
informazioni a riguardo, le risposero di cambiare tesi poiché l’argomento non era più attuale. ( Da La provincia pavese, 2008).
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) in Italia ci sono 2400 scuole contaminate, con 352.000 alunni e 50.000 docenti esposti al rischio di ammalarsi. L’87% degli edifici scolastici non sono stati progettati a norma di legge. Di questi alcuni vengono ristrutturati senza estromettere l’amianto prima dei lavori. Molte scuole, non ammettendo la presenza del letale materiale, restano nell’indifferenza a riguardo e di conseguenza non si effettua alcuno screening sulle persone che vi lavorano ogni giorno. La legge lo prevede con controlli periodici e tutto viene spaventosamente ignorato. L’indifferenza procura uno stato di assuefazione tale da credere che sia un argomento ormai superato. Le fibre di amianto attaccano la pleura, i polmoni, i bronchi e la laringe e il nostro sistema di difesa non le riconosce. I danni dell’amianto sono a breve e lungo termine. Tra l’inizio della malattia e l’esito nefasto passano anche 20 anni. E se la nostra filosofia di vita non ci permette più di fare progetti per il futuro non contempla nemmeno un pericolo tra vent’anni. Nel libro “Umani. La nostra storia” di Adam Rutherford, l’autore afferma che le quattro lettere che vanno a comporre il nostro DNA: A,C,T e G sono le stesse nei batteri, nelle orchidee, nelle querce, nei lieviti, nelle muffe declinate in maniera diversa. A distinguerci è la capacità di trasmettere concetti nel tempo e nello spazio: la cultura. E a cosa serve se ci lasciamo sopraffare dall’indifferenza? Siamo della stessa natura delle orchidee, aspettiamo la nostra fine come quando appassisce un fiore, marcisce un porcino o va a male un lievito. Molti di coloro che dovrebbero smaltire secondo un iter burocratico e di protocollo hanno trovato questo nuovo espediente per disfarsi dell’amianto: trasferirlo davanti alle scuole! Ma lo si trova anche lungo i fiumi, sui monti, in riva al mare. Scellerati non solo quelli che si servono di questa prassi, ma più ancora quelli che non vedono il problema, non lo affrontano e non lo risolvono. E’ questa una forma di violenza subdola che, come vuole Ruthford, fa parte del nostro DNA, della natura umana, quindi niente di nuovo all’orizzonte, tutto è conforme alla nostra indole, anche lasciare marcire i bambini nelle scuole con le pareti e i prati infestati di amianto. Nessun programma politico prevede discorsi del genere. Si dovrebbe fare attenzione ai veleni che circolano sul pianeta, poiché se va alla malora, ci finiamo anche noi. Siamo della stessa sostanza, spesso ce lo dimentichiamo, crediamo di essere al di sopra di ogni cosa nell’universo, invece non siamo che pulviscolo pronto a saltare in aria come polvere da sparo.
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