martedì 11 luglio 2023

La carica dei libri

di Filomena Baratto

Il ragnetto aveva ordito una bella trama tra le pagine di un vecchio libro ingiallito sul ripiano nello scaffale della libreria. Lavorava indisturbato in penombra, per la poca luce nella stanza, soprattutto nelle ore del pomeriggio, quando il sole abbandonava quel lato di casa. Era un infaticabile operaio che tesseva senza sosta le sue trappole mortali agli insetti di passaggio. Subito un moscerino finì imbrigliato nella ragnatela, con una precisione da fare invidia a un sarto. D’altra parte quella zona della libreria non era mai visitata. Ormai lì aveva casa e, a suggellare la sua conquista, con le reti aveva legato anche i libri, come a dire: di qua non si passa. Non che non ci fossero altri ragni, ma tra tutti era il più intraprendente e attivo in quel reparto di casa, dove quel materiale dormiva da anni. Nessuno si spingeva più tra le pagine di Papà Goriot di Balzac o Tre sorelle di Cechov o Cime tempestose di Emily Bronte, Ivanhoe di Walter Scott… Le copertine a malapena si riconoscevano, le pagine al tatto erano ruvide e umide, attaccate l’una all’altra. Nel darsi da fare il piccolo ragno, chissà come, tese troppo il filo e si tirò dietro Il conte di Montecristo, per poi lasciarlo aperto sul ripiano com’era caduto. Si leggeva uno scritto sfocato, pieno di macchie. Senza pietà continuò a tessere su quella pagina risalendo poi in alto, verso I demoni. Che ne poteva sapere il ragno di dove stava filando le sue reti?

 

A un tratto nella stanza si accese la luce. Era la padrona di casa. Avvicinandosi agli scaffali, notò un cattivo odore di muffa, proprio dei luoghi chiusi e storse il naso. “Bisogna fare pulizia qui dentro e buttare tutti questi libri”. Era tutta colpa della camera che non vedeva mai il sole e i libri, si sa, vanno nelle ultime stanze di una casa, di solito quelle poco assolate, per riservare le più luminose ad altro. E mentre parlava, tirò su il povero Conte di Montecristo caduto poco prima. Il ragno intanto si defilò nel suo retrobottega, in fondo allo scaffale, spaventato da quella presenza. La padrona affondò il dito nel capolavoro appena tessuto dal piccolo aracnide e cominciò a sbirciare tra i libri. Poi prese una scatola e li tirò dentro, svegliandoli dal loro torpore. Ancora storditi e assonnati, i libri si trovarono in un posto stretto e sconosciuto. Le pagine si spiaccicarono l’una all’altra, ce n’erano di strappate, altre spiegazzate. Le storie si confusero, così i personaggi e gli autori. La nave di Montecristo finì nella stanza di Don Rodrigo morente, e l’odore di mare e di legno si unì al tanfo della camera la cui aria era consumata dalla peste; il conte Vronskij cadde tra le braccia della Pisana, mescolando la puzza di sterco del suo cavallo ai merletti inamidati del vestito della ragazza. Così abbarbicati, i libri cominciarono a comunicare tra loro. Perpetua dal fondo in cui si trovava, inveì contro il suo autore, Manzoni, che permetteva una cosa del genere, senza tutelarli minimamente. Di contro, il vecchio di Hemingway ricordò a tutti che le cose vecchie non si buttano, ma gli uomini hanno questa triste abitudine di liberarsi di tutto ciò che non serve più, compresi i libri. Ricordò loro che vanno al macero e che, mentre una volta era difficile che ciò accadesse, oggi i libri possono andarci anche dopo pochi mesi dalla loro nascita. «Fortunatamente le storie sopravvivono alla carta» continuò il vecchio. Una flebile vocina, da un lato della scatola, in modo ironico si fece sentire: «Oggi non c’è spazio per i libri perché non ce n’è per leggere. Nascono come i funghi dopo la pioggia». Era Il piccolo principe. Ma subito dopo, la voce di un altro Principe, quello di Machiavelli, rincarò la dose:« Cosa speri da esseri scaltri come volpi, combattivi più dei leoni per i loro fini e che all’occorrenza si mascherano da agnellini? Io mi sono assicurato l’eternità. Anche se macerano tutti i miei libri, la mia storia è nota, soprattutto la mia politica. Ho raggiunto la popolarità!» Il suo vicino era l’altro principe, Don Fabrizio di Salina dal Gattopardo che con cinica risata rispose: «Beato te che pensi di essere eterno, non immagini nemmeno le nefandezze dei tuoi successori. Le storie resistono al tempo e anche al macero. La mia, per esempio, è stata riscoperta dopo la mia morte, soprattutto per quella famosa frase: «Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima!» La dolce Lucia Mondella, nella pagina accanto a Don Fabrizio, scandalizzata, esclamò: «Senza alcun timore di Dio!» Mentre i libri arringavano, la padrona di casa chiuse la scatola e tra loro scese il silenzio. La donna li trasportava chissà dove. Durante lo spostamento Amleto ripeteva il suo mantra:« Essere, o non essere, questo è il problema!» Sir Phileas Fogg a sentirlo inorridì e lo corresse: «To be, or not to be, this is the question!» per ricordargli di parlare nella sua lingua. Passpartout, terrorizzato, propose di far rotolare la scatola. Madame Bovary e Anna Karenina non avevano quest’ansia, dopo il dramma già vissuto della loro morte nelle rispettive storie. Rossella O’Hara propose di sottoporre alla padrona la visione di un bel ragno che la spaventasse, per indurla a lasciare la scatola facendoli uscire. Harry Potter studiò in merito una magia, mentre Peter Pan chiese a Capitan Uncino di agganciare l’abito della donna e sospenderla, così da liberarsi dei libri. Mary Poppins si propose di tirarla su con l’ombrello, ma non ebbe ascolto. Padron ‘Ntoni dei Malavoglia sentenziò che la tempesta è sempre in agguato e che, prima o poi, quella era la fine. Nessuno vive in eterno. Sommerso dalle pagine, Hanta, l’uomo che lavorava nelle viscere di un vecchio palazzo, davanti a una pressa che trasformava i libri destinati al macero in parallelepipedi, nella vecchia Praga, propose:« Prima di andare a morire, potremmo leggere le nostre storie, ci potrebbero salvare facendoci escogitare un piano». Sharazade, proprio accanto a lui, lo appoggiò. Seguì un silenzio: la scatola fu appoggiata da qualche parte. La padrona la aprì e cominciò a leggere il primo libro sottomano: La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Restò lì parecchio. Decise, man mano che leggeva, di dare a quei libri un degno posto, dopo averli spolverati. La donna li estrasse dalla scatola e li pose sul tavolino di fronte, senza perdere il filo. Questa volta emerse la voce dell’autore di Sei personaggi in cerca d’autore, Pirandello, che ci teneva a dire che la lettura non è mai una contrizione, ma una scoperta. La padrona di casa, in quel momento scopriva, per la prima volta, il piacere di leggere. «Contenti?» sghignazzò Bertoldo, il personaggio di Giulio Cesare Croce. «Siamo salvi! Anche un ragno ha la sua importanza! Datevi una stiratina e sorridete adesso che giungete al cospetto della signora. Nel giro di un mesetto ci leggerà tutti!» «Siamo così ingialliti, di sicuro ci scaraventerà nel camino» disse Geppetto preoccupato. «E qual è il problema, babbo! Ti ricordi quando mi si sono bruciati i piedi nel camino? Me li hai ricostruiti! Questa volta, costruirai libri!» rispose Pinocchio partecipando alla loro preoccupazione. «Questa è una crociata e noi la combatteremo!» proclamò Goffredo di Buglione da una pagina di storia. «Il macero dei libri va combattuto, il nuovo sepolcro del secolo!» Don Chisciotte, che fino allora aveva ascoltato in silenzio, disse che la carta muore sempre, per quanto possa vivere a lungo, si salvano le storie ed è per questo motivo che si scrivono e riscrivono, per non perderle. Sancho Panza, avendo parlato il suo padrone, non potette esimersi dal dire: «Spezziamo questa lancia per liberare i libri dagli scaffali, portandoli in giro. Invecchieranno lo stesso ma nel frattempo avranno dato la loro storia a molti». «Elementare Watson!» esclamò Sherlock Holmes guardando Sancho, facendo un errore di riferimento. Don Chisciotte subito sguainò la spada non sopportando l’arroganza del noto investigatore. Ne nacque una disputa tra i due: Holmes spiegò al signore dei mulini a vento che sapeva bene di non rivolgersi al suo Watson. A questo punto si misero in ascolto, sperando che la donna li trattenesse in libreria. Per due giorni rimasero lì, a scatola aperta. La padrona arrivava a tutte le ore e riprendeva a leggere. Non si era mai vista una cosa del genere. Quando finì, ripose il libro nello scaffale, lasciandolo a vista e ne prese un altro. Questa volta era L’educazione sentimentale di Flaubert che finì nella sua borsa per parecchio tempo. Solo allora i libri capirono di essersi salvati. La voglia di leggere, come un virus, era entrato in lei. Tuttavia era passato molto tempo prima che la contagiasse. Gulliver, dall’alto della sua visione affermò: «Con questa febbre di sicuro contagerà anche gli altri! Credo non ci sia più da preoccuparsi. Torneremo al nostro posto!» Tutti si rassicurarono. E dopo un bel po’ che non riposavano, si addormentarono.

Opere menzionate:

-I promessi sposi di Alessandro Manzoni

- Don Chisciotte di Cervantes

-Anna Karenina di Lev Tolstoj

-Madame Bovary di G. Flaubert

Il Principe di N.Machiavelli

-Il Gattopardo di G.Tomasi di Lampedusa

Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo

-La coscienza di Zeno di Italo Svevo

-Pinocchio di Carlo Collodi

Sherlock Holmes di A.Conan Doyle

Il piccolo principe di A. de Saint Exupery

-Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno di Giulio Cesare Croce

-I malavoglia di G. Verga

-Sei personaggi in cerca d’autore di L. Pirandello

-Mary Poppins di P. Lyndon Travers

-Le mille e una notte

-Una solitudine molto rumorosa di Bohmil Hrabal

-Harry Potter di J.K.Rowling

-Peter Pan di J.M. Barrie 

-Il giro del mondo in ottanta giorni di Giulio Verne

-Amleto di Shakespeare

- Via col vento di Margaret Mitchell

- I demoni di F. Dostoevskij

- I viaggi di Gulliver di J. Swift

- L’educazione sentimentale di G. Flaubert

- Papà Goriot di Balzac

-Cime tempestose di Emily Bronte

- Ivanoe di Walter Scott

- Il conte di Montecristo  di A.Dumas

- Tre sorelle di A. Cechov

- Il vecchio e il mare di E. Hemingway


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