domenica 16 luglio 2023

Napoli. Il ricordo di Ammaturo «Così il poliziotto svelò i patti tra politica e clan»

LA LEGALITÀ 

di Giuseppe Crimaldi da Il Mattino

La figura di Antonio Ammaturo - il capo della Squadra Mobile di Napoli assassinato dai terroristi delle Brigate Rosse il 15 luglio di 41 anni fa in piazza Nicola Amore - resta un modello di dedizione al dovere non solo per chi indossa oggi una divisa, ma per quanti credono nei valori della legalità e dello Stato. Il sacrificio di un "eroe normale" è stato ricordato ieri al Teatro Trianon, dove si è svolta la quattordicesima edizione del premio intitolato allo stesso Ammaturo: un appuntamento che - come sottolinea il nuovo questore del capoluogo campano, Maurizio Agricola - «nasce con lo scopo «di dare continuità» per coloro che hanno aperto una strada verso la legalità al costo della propria vita: e proprio per questo motivo a noi resta il dovere morale di continuare su quella strada». 

LA CERIMONIA 

Napoli non dimentica i suoi eroi. Ammaturo e il suo agente di scorta Pasquale Paola venne freddato da un commando di brigatisti che pianificarono il raid in un patto criminale stretto con la camorra di Raffaele Cutolo: erano gli anni di piombo contrassegnati dalla mattanza criminale, prima ancora che terroristica; anni nei quali il sangue della faida tra clan scorreva a fiumi a Napoli e in provincia, facendo registrare un morto al giorno, con picchi di anche sette omicidi in meno di ventiquattr'ore. Sul palco del Trianon, ieri, erano presenti il vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza e direttore centrale della Polizia Criminale, prefetto Raffaele Grassi, con l'ex vicecapo della Polizia di Stato Francesco Cirillo, il magistrato Carlo Alemi e il direttore del Mattino, Francesco de Core: nei loro interventi è riemersa a tutto tondo la personalità dell'ex capo della Mobile, uomo di raffinata cultura e dotato dell'intuito di autentico investigatore. Presenti alla commemorazione anche i familiari di Ammaturo e di Paola, oltre alla presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo. 

ZONE D'OMBRA 

Non a caso è toccato proprio a Carlo Alemi - che prima di presiedere, fino a qualche anno fa, il Tribunale di Napoli è stato uno dei giudici istruttori di punta che indagarono sugli intrecci tra politica, imprenditoria e camorra (svelando il patto scellerato tra lo Stato e Raffaele Cutolo in occasione del sequestro dell'ex assessore regionale della DC, Ciro Cirillo) - rilanciare un appello: nei coni d'ombra ancora rimasti su quel periodo terribile sono rimasti grumi e misteri mai sciolti. «E dunque - ha detto Alemi rivolgendosi al prefetto Grassi - sarebbe più che mai opportuno riaprire le indagini sull'omicidio di Ammaturo. Le vicende legate al sequestro Cirillo, la trattativa vergognosa tra segmenti dello Stato e ambienti della criminalità organizzata, restano ancora una delle pagine più sporche della nostra storia». 

I PREMIATI 

Ma torniamo alle finalità del premio che porta il nome di Antonio Ammaturo, e che - sottolinea ancora il questore Agricola - rappresenta «un importante momento di memoria, un tassello necessario perché si imprime nella mente dei giovani che devono costruire giorno per giorno il loro futuro, all'insegna del non dimenticare». La manifestazione è stata accompagnata dall'esibizione musicale dei giovani della 57 Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso piccola orchestra di Forcella e dell'orchestra giovanile Sanitansamble, diretti dal maestro Paolo Acunzo, e si è conclusa con la premiazione dei poliziotti che hanno portato a termine importanti operazioni di polizia giudiziaria. Premiati gli agenti della prima sezione della Squadra Mobile con i colleghi del commissariato Ponticelli «per aver condotto, - si legge nelle motivazioni - un'articolata attività di indagine di straordinaria rilevanza conclusasi con l'esecuzione di 68 arresti di persone appartenenti al gruppo criminale composto dalle famiglie Casella, Minichini, De Luca Bossa, Rinaldi, Reale e Aprea»; il personale dell'Area Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Napoli «per le elevate capacità professionali in una attività investigativa patrimoniale che ha consentito di ricostruire l'esistenza di un ingente patrimonio di natura immobiliare e societaria a carico di figure di spicco del clan Moccia». Il terzo premio è andato al personale del Centro DIA di Napoli per «le capacità professionali nell'ambito dell'operazione "Babele" conclusasi con l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 25 esponenti dello storico clan Mallardo di Giugliano.

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