Il governatore insiste sul rinvio: si arriverebbe a fine dicembre per convalidare gli eletti Martusciello: «Esercizio provvisorio? Non è una tragedia». Rastrelli: «Volgare espediente»
LO SCENARIO
di Dario De Martino -Il Mattino
Punta ancora sull'ipotesi rinvio delle elezioni Vincenzo De Luca. Idea che, nonostante il lavoro del presidente della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga che caldeggia l'ipotesi in quota Lega, sembra davvero improbabile, come spiegato anche di recente dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Eppure, intervenendo a un evento a Salerno, il governatore spinge ancora sul problema relativo all'approvazione dei bilanci. Nel farlo, però, svela di fatto la sua ipotesi per il voto: «Noi dovremmo andare a votare in Campania e nelle altre Regioni il 23 novembre», dice. Una data impressa nella mente di tutti i campani. Nel 1980, infatti, il 23 novembre ci fu il devastante terremoto dell'Irpinia. Una coincidenza che spinge in molti a chiedere un anticipo di almeno una settimana. Anche perché la data scelta dal governatore è praticamente l'ultima utile.
IL NODO BILANCI
Al voto, infatti, si potrebbe andare anche prima. Ma De Luca punta sull'ultimo weekend utile per sostenere la tesi dell'impossibilità di approvare i bilanci. «Dopo il voto il 23 novembre, per la convalida degli eletti ci vuole un altro mese e arriviamo a fine dicembre. Quando si approva il bilancio di previsione?», il ragionamento dell'ex sindaco di Salerno.
Che entra nel merito del problema: «Un bilancio di previsione non approvato significa che una Regione va in esercizio provvisorio, cioè non può fare nulla. Si interrompono i rapporti con i Comuni, con le imprese, con le associazioni di volontariato, con il terzo settore. È un problema tecnico che abbiamo segnalato al governo. Ma mica c'è qualcuno che ragiona nel merito di questi problemi?». Ed ecco l'attacco alle nomenclature romane dei partiti: «Questi se ne infischiano dei territori, della società, della povertà della gente. Hanno un solo obiettivo: come ricandidarsi a Camera o Senato alle successive elezioni. Questa è la politica nazionale, è veramente una disperazione».
LE REAZIONI
Non mancano le reazioni all'interno del centrodestra. Il primo a mandare una stoccata è il leader regionale di Forza Italia Fulvio Martusciello: «L'esercizio provvisorio è già stato adottato in Basilicata e Lazio senza alcun problema. I fondi del Pnrr, essendo vincolati, non sono soggetti a restrizioni per altre spese: è possibile utilizzare un dodicesimo di quanto appostato in bilancio su quel capitolo. Non mi pare una tragedia». Il veleno sta nella coda: «De Luca è stato eletto il 31 maggio 2015 la prima volta. Se si votasse a metà novembre 2025 - sottolinea Martusciello - sarebbero circa 3.820 giorni di presidenza ininterrotta. Mi sembra che possano bastare». Si fa sentire anche il senatore di Fratelli d'Italia Sergio Rastrelli: «L'ipotesi di un rinvio della data di elezioni è tanto impossibile dal punto di vista tecnico, quanto strumentale dal punto di vista politico. È un volgare espediente - attacca l'ex commissario cittadino di Napoli - attraverso cui De Luca prova a barattare con la coalizione di sinistra la sua sopravvivenza, o utile a consumare gli ultimi abusi di potere come accaduto con la sconcezza delle nomine dei vertici delle aziende ospedaliere a mandato ormai scaduto. Dal punto di vista umano, è solo l'ultimo canto del cigno morente». Sulla stessa linea anche Gigi Casciello: «In dieci anni di De Luca alla guida della Regione non c'è una sola opera strategica da lui concepita e portata a compimento. E adesso chiede un rinvio delle elezioni millantando chissà quale impegno da portare a termine. Gli sta a cuore ben altro: piazzare le ultime nomine ai vertici regionali come se fosse cosa sua». Il coordinatore regionale di Noi Moderati aggiunge: «Il buon senso vorrebbe che si fermasse, lasciando spazio a chi verrà. Ma a De Luca interessa solo blindare il suo sistema, non certo completare quei progetti strategici che, in dieci anni, non mi pare abbia mai realizzato. Se ne faccia una ragione insieme alla sua corte dei miracoli: il deluchismo è finito».
LE STRATEGIE
Ancora in alto mare, intanto, le trattative nazionali sia a destra che a sinistra. E non aiuta la spaccatura tra le Regioni sulla data del voto. Si fa strada l'ipotesi che non ci sia un'unica data in cui le cinque Regioni andranno al voto ma che si procederà in ordine sparso. Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha indicato il 12 o il 19 ottobre come date possibili, nelle Marche Francesco Acquaroli pensa di fare ancora prima. Veneto e Campania, le Regioni dei delusi dal terzo mandato, dovrebbero essere le ultime. Da qui, nel centrodestra, si apre la possibilità, forse caldeggiata da Fratelli d'Italia, di agevolare il raggiungimento di un accordo di coalizione separando i dossier, affrontando i nodi Regione per Regione. Ma anche su questo bisognerà trovare un'intesa. Non meno ingarbugliata la situazione del centrosinistra, che ancora non ha delineato la coalizione, visti i nodi ancora aperti tra il Pd e De Luca. Ci saranno le condizioni per trovare un'intesa tra i Dem e il suo presidente uscente o si andrà verso il terzo polo che immagina l'ex sindaco di Salerno? Ormai la voce comune, soprattutto nella politica campana, è una: bisogna dirimere almeno questo nodo in fretta.
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