mercoledì 12 ottobre 2016

Ombre su Punta Campanella trema il Comune: 5 indagati

Inchiesta sul restauro del sito archeologico con 3,2 milioni di fondi Ue La Procura: «Rifiuti non smaltiti in discarica ma pagati lo stesso». Sequestro da 90mila € 

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis 

Massa Lubrense - Rifiuti del cantiere di Punta Campanella, in piena area archeologica, smaltiti con fondi pubblici. Ma non conferiti regolarmente in discarica così come prevede la normativa ambientale. Un sistema attuato durante i lavori di restyling e abbattimento delle barriere architettoniche lungo l'antica via di Minerva grazie a 3,2 milioni di euro di fondi europei. E' questa l'accusa mossa nei confronti di un dirigente del Comune di Massa Lubrense, un progettista, due dirigenti di una ditta edile di Sant'Agnello e un rappresentante di un'impresa che ha fornito il materiale per lavori. Risultano tutti indagati a vario titolo per illecito smaltimento di rifiuti, truffa aggravata e falso in atto pubblico. L'inchiesta è condotta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata che coordina nelle verifiche il comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato. Ieri mattina è arrivata la svolta con il sequestro preventivo eseguito sui conti correnti della società edile di Sant'Agnello per circa 90 mila euro. Le indagini sono partite l'anno scorso quando in Procura sono arrivate numerose denunce da parte di Wwf Terre del Tirreno, associazioni culturali della penisola sorrentina e semplici cittadini. Pomo della discordia? Il cantiere aperto a Punta Campanella con l'obiettivo di rendere percorribile il tracciato storico dove una volta c'era un tempio dedicato alla dea Minerva. Secondo gli ambientalisti, quegli interventi dovevano essere bloccati per evitare che l'oasi verde venisse stravolta.


Gli interventi sono terminati prima dell'estate scorsa proprio mentre la Forestale ha accelerato nell'inchiesta. Nel mirino in particolare le modalità di smaltimento dei rifiuti del cantiere. Il progetto prevedeva espressamente che calcinacci, terreno, rocce, pietrame e altri materiali di risulta venissero conferiti in discarica, ma per la Procura una parte dei rifiuti non è stata smaltita regolarmente. Eppure, è questa l'accusa più pesante, il pagamento dei costi di smaltimento veniva in ogni caso garantito dai soldi arrivati dall'Unione europea. Ed è qui che, per la Forestale, sono venute a galla anche false rendicontazioni e una divergenza tra le spese sostenute per lo smaltimento dei rifiuti e i costi che erano stati preventivati. Da qui le ipotesi di illecito smaltimento dei rifiuti, truffa aggravata e falso in atto pubblico. L'inchiesta avanza a tambur battente. C'è da individuare l'eventuale destinazione del materiale di risulta mentre il Comune di Massa Lubrense trema. «Per i fatti in questione - si legge in una nota diramata dal comando provinciale di Napoli del Corpo forestale dello Stato - si profilano responsabilità penali, in ordine ai reati di truffa aggravata e falso in atto pubblico, anche a carico dell'ufficio tecnico del Comune di Massa Lubrense».

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