giovedì 23 agosto 2018

Non credo che questo PD sia capace di rinnovamento

Fonte: Toni Nocchetti da La Repubblica Napoli 

All'incirca 15 anni fa un politico di assoluto primo piano nazionale a seguito di una manifestazione di protesta per i tagli al welfare dei disabili mi disse contrariato : «Lei è una persona perbene ma politicamente inaffidabile». Da allora, sembrano trascorse alcune ere geologiche, la politica ha provato a cambiare pelle ma quella affermazione mi ritoma spesso alla mente. L'intervento di Marco Rossi-Doria su "Repubblica Napoli" ha il merito di provare a chiamare per nome le cose e le persone ed io vorrei contribuire a questa riflessione collettiva. Purtroppo il tempo mi ha reso sempre più inaffidabile e quindi immagino che il lettore ed i militanti che avranno la cortesia di leggere queste note sapranno considerare il fatto che i difetti, con gli anni, in genere peggiorano. Anche se le virtù, forse, si rafforzano sempre di più. Il problema con il quale mi sono maggiormente imbattuto nella mia unica candidatura politica al Senato della Repubblica con Leu è esattamente quello sollevato dal presidente del Pd Tommaso Ederoclite: la classe dirigente. Nella mia recente campagna elettorale costantemente mi veniva rimproverata la coabitazione con dinosauri della politica (leggasi Bersani o D'Alema) o con parlamentari dei quali non si ricordavano eroiche gesta. L'unico sollievo per un neofita come me era il fatto di non essere accostato, strano mondo la politica e la percezione degli italiani di questa, al vituperato Renzi ed alla sua magica corte dei miracoli toscana.
 
Questa premessa è importante perché se la politica è solo una competizione allora le mie 7900 preferenze rappresentano un tesoretto nascosto che scompaiono al cospetto del mio competitor del Movimento 5 Stelle che ne ha avute oltre 100000. La politica come la vivo e la intendo da quando ero giovanissimo è efficacemente sintetizzata dalle parole del vescovo di Molfetta don Tonino Bello: «Solo coloro che sanno legarsi il grembiule ai fianchi e lavare i piedi sia a chi li ha puliti come a chi li ha sporchi, può fare certi mestieri». La politica come servizio e non come ricerca e difesa del potere. Cosa c'entri questo con la vicenda del Pd e la disamina sulle perduranti disuguaglianze tra nord e sud e tra ricchi e poveri fatta da Marco Rossi-Doria è evidente. Forse le candidature del Pd in Campania sono state improntate a proteggere esclusivamente il potere e l'autoconservazione? Si, lo penso con grande serenità ed in parte lo comprendo perché, con l'eccezione dell'amico Paolo Siani, tutti i candidati rischiavano di dover trovarsi un lavoro che non avevano in caso di mancata elezione. Ma questo è un altro discorso che meriterebbe un ulteriore approfondimento. Incredibile come la dicotomia tra servizio e potere abbia con le candidature di Valeria Valente, oggi ulteriormente gratificata da una nomina prestigiosa nel partito e del figlio di Vincenzo De Luca, segnato un ulteriore distacco tra i cittadini ed il più grande ex partito popolare italiano. Non sfugga al lettore la penosa vicenda dei candidati inconsapevoli collocati in liste a sostegno della candidatura a sindaco della dottoressa Valente ed i risvolti giudiziari che hanno coinvolto il suo capostaff ed altri consiglieri comunali del Pd che hanno optato per il patteggiamento dinanzi alla Procura. Nessuno dovrebbe dimenticare inoltre che la stentatissima elezione di De Luca junior sia avvenuta in un collegio estraneo al suo territorio di origine, provocando sconquassi ulteriori. Il problema è proprio questo adesso: chi può credere che gli eletti del Pd possano accelerare un rinnovamento interno? Forse potrebbe farlo qualcuno giovanissimo politicamente come il buon Paolo Siani, ma di certo la invocata rivoluzione dolce a cui fanno riferimento gli esponenti del Pd intervenuti sulle colonne di "Repubblica" è impossibile che venga dai banchi di Montecitorio o di palazzo Madama. Alla mia età, ho compiuto 57 anni, non si vuole più correre il rischio di essere fraintesi ed allora ricordando Nanni Moretti mi viene da ripetere che, purtroppo, «con questa classe dirigente non si va da nessuna parte». E gli elettori, come si è visto, lo capiscono molto bene.

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