giovedì 5 giugno 2008

Le voci dissonanti

Sul Cormez, continua la discussione sulla borghesia Vincenzo Scotti, Raffaele Celentano, Sergio Fedele, Pellegrino De Santis e Rossella Paliotto scrivono per ricordare che c’è perfino chi in piazza è già sceso (con il movimento dei cosiddetti non rassegnati)

Caro direttore, nel condividere l’analisi che fa Angelo Panebianco della situazione napoletana, ci permetta di dissentire sull’assenza di voci non dissonanti dal sistema di potere consolidatosi in Campania. Nella nostra città esiste una parte della società civile che è avulsa da questo sistema e che ha tentato in ogni modo di far sentire una voce alternativa e chiedere un cambiamento radicale di metodo e di forze politiche. C’è stato ad esempio l’iniziative degli incontri «I lunedì per Napoli» ai quali hanno partecipato alcuni esponenti del mondo universitario, del mondo della giustizia e di altre istituzioni pubbliche e del mondo associativo del volontariato. È stato fatto un disperato tentativo di «gridare» quello che stava avvenendo sotto gli occhi di tutti nella indifferenza generale e nell’assoluto silenzio degli organi di informazione da anni attenti solo al «rinascimento» della città da essi stessi inventato e fatto percepire come tale dalla opinione pubblica nazionale e internazionale. I non rassegnati, quelli che hanno gridato come hanno potuto, «basta» avevano preso atto che il sistema di potere aveva ormai omologato la gran parte degli intellettuali che avevano costruito anche una associazione «culturale» di supporto al Principe, e che le associazioni rappresentative delle categorie produttive e sindacali erano ormai anche loro parte del sistema di governo della città e della regione, dal quale ottenevano benefici e assicuravano consenso. I salotti, espressioni di questi mondi, erano stati affascinati da Bassolino e dal suo stile di governo, ricevendone in cambio cariche presidenziali e gestionali dell’arcipelago delle società di tutti i tipi consulenze le più diverse. Ma nonostante il magma del sistema di potere, il silenzio connivente della informazione, i non rassegnati sono scesi in piazza insieme ai sindacalisti della Cisl con il loro segretario generale e in numero rilevante dinanzi al palazzo della regione hanno gridato il loro sdegno. La gravità della situazione ha alla fine scosso il mondo dei media e come se venissero da un pianeta lontano hanno scoperto che esisteva non una emergenza ma una realtà stratificata negli anni, molto più di un decennio, di fronte alla quale non si poteva chiudere gli occhi e continuare ad ignorarla. Oggi anche Panebianco scopre il vuoto della società. Ma davvero crede che l’immondizia, il degrado urbano, la deindustrializzazione, l’assenza di ogni seria progettualità, l’occupazione del territorio, dell’economia e delle istituzioni da parte della camorra siano delle emergenze improvvise e non il frutto di un malgoverno che dura da oltre quindici anni?

L'inutile ricerca del grande borghese napoletano
Napolionline - la citta vista da dentro - giovedì 05 giugno 2008

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