lunedì 16 agosto 2010

Il macchinista: “Basta accuse non ero distratto”

«Per giorni sono stato l’unico bersaglio di attenzioni giudiziarie e mediatiche e ora, con l’inchiesta che si è allargata, dico che non è giusto colpevolizzare l’azienda e altre persone. Ho fiducia nei magistrati e aspetterò che le indagini facciano chiarezza. Tutti aspettano la verità: i familiari delle vittime, i feriti, l’azienda, la collettività e io stesso». Giancarlo Naso, il primo a essere iscritto nel registro degli indagati, il macchinista di quarantacinque anni che era alla guida dell’Etr 526 deragliato il sei agosto scorso sui binari della Circum, invita ad evitare sentenze affrettate. Lo fa tramite il suo avvocato, Sergio Cosentini. Si dice fiducioso nel lavoro che stanno svolgendo gli inquirenti e ancora profondamente sconvolto per quello che è accaduto quel venerdì mattina, nella curva maledetta. È una tragedia anche per lui e per la sua famiglia. Si è allontanato da Napoli, circondato solo dagli affetti più stretti. Le notizie sulla morte di un secondo passeggero e sugli sviluppi investigativi che sembrano aver dato una direzione più ampia all’inchiesta lo hanno raggiunto anche nel luogo dove sta trascorrendo questi giorni difficili. «È molto provato, non ricorda perfettamente quanto è accaduto. Non dorme più e la sua unica preoccupazione è per i familiari delle vittime e per i feriti», afferma l'avvocato Cosentini. Nessuna risposta alle dichiarazioni rese al Mattino dal direttore di rete dell'azienda, Virgilio Amanteo, ma solo una precisazione: nessuna distrazione. «Il mio assistito ha messo in atto tutte le procedure previste dalla normativa e siamo disposti a collaborare con gli inquirenti nei modi in cui ci sarà consentito - spiega l'avvocato - Vogliamo contribuire anche noi a scoprire la verità ma adesso non abbiamo risposte certe. Sappiamo solo che ci stati molti feriti, due persone decedute e un ragazzo ricoverato in gravi condizioni che per fortuna si sta riprendendo. C’è un’indagine in corso, e ci sono accertamenti da fare». Sin da subito, il penalista ha nominato due ingegneri per avere una dettagliata perizia tecnica su quanto accaduto. «Aspettiamo che gli inquirenti ci autorizzino ad accedere ai luoghi - aggiunge - Il mio assistito ha piena fiducia nei magistrati e negli investigatori impegnati in questa indagine complessa e siamo pronti e disponibili a fornire il nostro contributo». A Naso, che come da prassi in casi del genere è stato momentaneamente sospeso dal servizio, è arrivata la solidarietà dei colleghi. Chi ha lavorato con lui ha ribadito la scrupolosità mostrata in oltre vent’anni alla guida di convogli ferroviari. Il disastro dell’Etr 526, un treno moderno in servizio da un anno sui binari della Circum, ha sollevato la questione sicurezza sul trasporto su ferro in città. Il dossier, presentato in Procura e consegnato al pm Giovanni Corona, è confluito nelle carte dell’inchiesta sul disastro del sei agosto. È una sorta di mappa dei tratti considerati a rischio o sui quali si sollecitano verifiche, e di presunte carenze strutturali della rete. Il dossier è firmato da ventitré tra macchinisti, sindacalisti e responsabili della sicurezza. L’inchiesta, però, parte dai risultati di esami tecnici, accertamenti meticolosi, alcuni dei quali definiti «atti irripetibili». Ci si aspetta un dato rilevante dall'esame della scatola nera, una sorta di minicomputer di bordo da cui sarà possibile stabilire la velocità del treno deragliato ed eventuali guasti tecnici sul convoglio. Il tratto dove si è verificato l'incidente è stato riaperto dopo le verifiche disposte dai vertici della Circumvesuviana, ma quando si attraversa quella curva il pensiero va all'Etr 526 e alle sue vittime. E soprattutto a Giuseppe Marotta, il cancelliere in pensione mutilato e deceduto pochi minuti dopo il deragliamento, a Carlo Cautiero, morto all'improvviso mentre era a casa convalescente, con un piede ingessato e un tutore alla spalla per le fratture riportate nel distastro ferroviario. E un pensiero e una preghiera vanno a Vincenzo Scarpati, lo studente universitario, il ferito più grave, ancora ricoverato in ospedale. (Viviana Lanza il Mattino)

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