Fonte: Simona Brandolini da il Corriere del MezzogiornoIl Pd alla finestra è una scena che non si vedeva da tempo. Ma anche questo, prima o poi, doveva accadere. Troppi disastri. E quindi, apparentemente, il partito napoletano è come il semaforo Prodi-Guzzanti: fermo, tranquillo. Apparentemente perché sotto traccia qualcosa si muove. Partiamo dalla giornata di oggi. Pierluigi Bersani incontrerà Luigi de Magistris. Si possono fare mille ipotesi sul motivo della riunione: un patto anti-Vendola, il sindaco verso il Partito democratico (sì, circola anche questa voce). Ma sta di fatto che de Magistris porta in dote una stravittoria, un movimento neonato e ancora dai contorni non chiari, incassa di fatto una pax politica a Napoli, e, è Bersani a legittimarlo, diventa interlocutore del partito nazionale. Perché quello locale si sta riorganizzando. Come? Con nuove segreterie, con qualche espulsione e con riunioni carbonare. Le municipalità sono l’ultimo terreno di scontro tra partito e fronda bassoliniana. La linea del commissario Andrea Orlando era chiara sin dal principio. Niente minigiunte, riforma delle municipalità. Meno poltrone, meno spese: all’anno le giunte municipali pesano sulle casse quanto incassano. Insomma non resta una lira neanche per tappare una buca. Dunque rigore. Come dargli torto, a Orlando. E invece?
Invece il vendoliano presidente del Vomero, Mario Coppeto, l’altro ieri ha fatto un vero e proprio blitz nominando l’esecutivo e due assessori in quota Pd, Clementina Cozzolino e Toti Lange. Entrambi cozzoliniani o postbassoliniani, fate voi. In barba a quanto deciso dal commissario. Un affronto, anzi no un ceffone. Ieri una nota del partito provinciale dice chiaramente che non riconosce quelle nomine, e dunque i due assessori, come del Partito democratico. E non è escluso che a breve arrivi pure un provvedimento di espulsione. Non sarebbe la prima, non sarebbe l’ultima. Effettivamente il repulisti è in corso da un tempo. Tutto questo anticipa di qualche mese la battaglia congressuale. E in vista di possibili accordi tra area popolare e bassoliniana, pezzi del partito, pezzi anche persi sinora, si riaggregano. Li chiameremo i carbonari di Trèves (nel senso della libreria). Qualche sera fa si sono incontrati da Trèves Umberto Ranieri, Alfredo Mazzei, Francesco Nicodemo, Ciro Iacovelli, Ciro Cacciola, Peppe Russo, Enzo Acampora e altri per lanciare il manifesto del «rigore, della trasparenza, dell’umiltà», per un nuovo gruppo dirigente del Pd. Il manifesto sarà lanciato il 24 ottobre all’Hotel Oriente e chiameranno a raccolto pezzi di società civile che hanno sostenuto Ranieri alle primarie ma che poi, dopo il disastro, si sono allontanati dal partito democratico. Attenzione, però, non è la solita chiamata a raccolta per rianimare il corpo senza vita del Pd. Il manifesto sarà una vera e propria piattaforma programmatica in vista del congresso di fine gennaio. In primis le regole: azzeramento del tesseramento, nuovo percorso di adesione (nessun pacchetto di tessere, ma elenchi trasparenti e pubblici, elenco degli elettori per le primarie e primarie anche per la scelta dei parlamentari). Insomma si vuole rompere un fronte. Orlando è della partita. Tutti gli altri?
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