lunedì 10 febbraio 2014

Avvocati, protesta infinita contro la riforma della giustizia: “Il ministro torni a fare il prefetto”

Il presidente Torrese: “La mobilitazione prosegue, ora a Monte Citorio. Senza giustizia, non c’è democrazia. Ecco le nostre proposte”

Torre Annunziata - «Il nuovo sistema di giustizia offre, tra l’altro, vantaggi ai soliti poteri forti, come banche, assicurazioni e grandi gruppi industriali, e crea l’ennesimo divario sociale tra ricchi, che potranno tranquillamente fronteggiare le impennate dei costi delle procedure, e chi, invece, rinuncerà in partenza perché non potrà mai permetterselo. Questa non è giustizia. E dove non c’è giustizia, non c’è democrazia». E’ un passaggio dell’intervento dell’avvocato Gennaro Torrese, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torre Annunziata, nel corso del «sit-in» di protesta dell’altra mattina al teatro Politeama, contro la «riforma giudiziaria», che cancella indiscriminatamente le sezioni distaccate, aumenta i costi procedurali, mortifica i processi e, di fatto, impedisce l’accesso alla «giustizia» violando l’articolo 24 della Costituzione. Una mobilitazione infinita per gli avvocati del circondario di Torre Annunziata (che comprende il territorio della costiera sorrentina, l’area stabiese e oplontina), che, oltre ad aver occupato, in modo permanente, la loro sede nel palazzo di giustizia, hanno elaborato un fitto cartellone di appuntamenti di protesta, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle motivazioni che spingono l’avvocatura ad opporsi agli ultimi provvedimento di legge «in itinere».
 
Mobilitazione che coinvolge tutte le componenti forensi e le istituzioni locali, tant’è che l’altra mattina, al teatro Politeama, hanno inteso manifestare vicinanza all’avvocatura anche il Sindaco di Torre Annunziata, Avv. Giosuè Starita, il delegato nazionale Organismo Unitario dell’Avvocatura, Avv. Liborio Mennella, e tutti i Presidenti delle locali associazioni, concordando sulla linea segnata dall’Ordine oplontino. «Vincendo una storica ritrosia ad uscire dai tribunali – spiega il presidente Torrese -, abbiamo attuato forme più nuove ed efficaci di protesta, come l’occupazione, il flash mob, conferenze stampa, punti informativi cittadini ed assemblee. La nostra protesta arriverà fino a Monte Citorio a Roma il 20 febbraio prossimo. Abbiamo suscitato l’interesse dei cittadini e delle forze sociali e politiche, anche attraverso agli organi di informazione, che ringrazio per l’ottimo lavoro svolto. Siamo riusciti a far passare il messaggio che la nostra è una protesta per i cittadini e per la tenuta dei valori democratici del Paese. Senza giustizia non c’è democrazia». E ancora: «Se c’è una giustizia alla quale possono accedere soltanto i ricchi, per gli insopportabili costi, non c’è giustizia – riprende il presidente Torrese -. Le disposizioni che critichiamo sono le sentenze con motivazioni a pagamento, il taglio indiscriminato delle sezioni distaccate, il giudice monocratico quasi sempre anche in appello, una serie di trappole processuali, la diminuzione dei compensi per il gratuito patrocinio…, con conseguenti vantaggi per i soliti poteri forti. L’avvocatura sta conducendo una battaglia non per presunti fini corporativistici, ma a tutela dei diritti dei cittadini». Ma gli avvocati non si limitano soltanto a motivare le «ragioni del no», ma si premurano anche di prescrivere una ricetta per «un’auspicata inversione di tendenza»: «Innanzitutto – spiega il presidente Torrese -, chiediamo le dimissioni del ministro Cancellieri per incapacità manifesta: torni a fare il Prefetto. Pretendiamo un mutamento radicale dell’impostazione della politica sulla giustizia, attraverso la partecipazione, a titolo assolutamente gratuito, degli avvocati negli uffici legislativi del ministero per la promozione di leggi e provvedimenti. Invito gli avvocati-parlamentari a non votare i provvedimenti contestati. Infine, mi auguro un’implementazione degli strumenti informatici (Pct) nel tradizionale processo con l’obiettivo di creare un’efficiente cooperazione telematica tra gli attori del processo medesimo».

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