Ciro Buonajuto |
«C'è un vuoto nel Pd campano, ci sono delle difficoltà che riguardano anche i dirigenti. I leader devono smettere di essere autonomi e diventare espressione di una collettività». Ciro Buonajuto, renzianissimo sindaco di Ercolano, è diventato l'emblema del referendum perso. Molti suoi colleghi dem hanno liquidato il risultato elettorale dicendo che se neppure lui ha arginato i no vuoi dire che non c'era nulla da fare. Nel partito, invece, è indicato come l'esempio di errori del premier che hanno premiato eccessivamente «uomini nuovi» senza pensare a chi si batte da anni per il Pd. Lui, sul voto, mantiene una posizione netta: «mutile fare analisi fantasiose: se in tutto il Mezzogiorno il voto è stato omogeneo, allora non è stato contro qualcuno, ma contro la riforma». È stato un voto consapevole? «Negli ultimi dieci giorni, magari perché bombardati dal web, i cittadini hanno conosciuto le linee essenziali della riforma e, purtroppo, la hanno bocciata. E ora trovo in Renzi una coerenza eccezionale, per la prima volta c'è un leader che dice che il suo obiettivo erano le riforme e, mancandolo, si è dimesso. Chiunque avrebbe detto che aveva ottenuto il 40% contro tutti, invece Renzi si è comportato da vero leder. Noi veniamo da storie in cui mai nessuno perdeva, io prendo sempre in giro mio padre, democristiano, che non ha mai perso un'elezione».
È vero che il dato è omogeneo in tutto il Sud, ma in Campania, per investimenti comunicativi, per finanziamenti stanziati per lo sviluppo della regione, per impegni presi da tanti che si definivano renziani, ci si aspettava un risultato diverso. «Sì, anche io mi aspettavo qualcosa di più». C'è un problema del Pd napoletano e campano? «Non emerge ora, ma già dalle elezioni a Napoli a giugno, quando non siamo stati in grado di intercettare i malumori dei cittadini. Poi tutti a dire: dobbiamo tornare a parlare con la gente. Ma sono frasi fatte. Perché nel Mezzogiorno il voto ha espresso un disagio economico diffuso, il voto è stato di protesta». Quale è il problema del Pd locale? «C'è un vuoto. È vero che abbiamo la capacità di colmarlo perché siamo l'unico partito strutturato e perché abbiamo tante eccellenze non solo in termini elettorali ma anche intellettuali. Però è vero: ci sono difficoltà. E ora i leader devono smettere di sentirsi slegati da tutti e da tutto e diventare espressione di una comunità che progetta il futuro della comunità. O sarà il partito di chi ha un minimo di consensi, credibilità e rapporti con il territorio, vincendo le elezioni amministrative ma perdendo quando si parla di politica». Si riferisce anche a De Luca? «De Luca è indubbiamente un leader, lo ha dimostrato. È un ottimo amministratore ed è sempre vincente. Ora però, come i veri leader, deve mettere la sua autorevolezza a disposizione del partito e diventare espressione di un progetto politico condiviso dalla comunità del Pd. Altrimenti riusciamo a misurarci solo in elezioni amministrative senza progettare il futuro». C'è un problema di ricambio della classe dirigente? Qualcuno parla di avviare la rottamazione a Napoli e m Campania perché qui non si è mai avviata. «Questo risultato negativo è una buona occasione per ripartire. Dopo le batoste con de Magistris e il referendum possiamo aprire un confronto interno e individuare errori. E poi procedere a scelte coraggiose. Non è una questione di nomi. Ed è un percorso che riguarda soprattutto la classe dirigente Pd. Non me, perché io faccio soprattutto il sindaco». In molti non hanno gradito il fatto che il premier abbia puntato tutto su lei in Campania... «Vede, in questi giorni iniziano i lavori per portare le fogne nella zona alta di Ercolano, dopo aver portato l’ acqua corrente in quartieri dove non c'era, aver aperto tre parchi in una città dove si donne anche in dieci in una stanza e fatto tanto altro, dal mare balneabile alla caserma dei carabinieri. Penso che siano dati oggettivi: stiamo costruendo una città migliore e forse per questo rappresentiamo meglio di altri l'idea del renzismo».
Nessun commento:
Posta un commento