Balneabile l'82 % delle coste, mai così prima d'oggi. Sorprese dalle analisi Arpac
Fonte: Fabrizio Geremicca da Il Corriere del Mezzogiorno
«Puntiamo a rendere balneabile il 100% del nostro mare». Vincenzo De Luca, in occasione dell' annuncio della consegna dei depuratori ex Hydrogest alle imprese che dovranno renderli più moderni e funzionali, ha proposto ai giornalisti lo slogan «Inquinamento zero». Intanto, però, il 18% del mare campano continua ad essere precluso ai tuffi a causa della eccessiva presenza di escherichia coli ed enterococchi intestinali, indicatori di contaminazione con acque fecali. In numeri assoluti, significa che poco meno di 80 chilometri su 429 teoricamente balneabili - la costa della regione si estende in realtà per 487 chilometri, ma porti, foci dei fiumi, servitù militari e aree di tutela integrale sottraggono in partenza ai tuffi una sessantina di chilometri - restano preclusi. Le cause? Spesso si tirano in ballo i depuratori che non funzionano ed effettivamente la presenza di impianti inadeguati compromette la qualità del mare. Non meno gravi, però, sono i danni provocati da alvei e canali che attraversano i Comuni a monte della costa e che, nel loro percorso fino al mare, ricevono scarichi fognari non depurati, per esempio da parte delle tante case abusive che oltraggiano la Campania.
Due esempi su tutti: il canale di Licola e l'alveo Volla. Il primo contribuisce in maniera determinante alla scarsa qualità del mare nei tratti Lido di Licola e Stabilimento balneare (comune di Pozzuoli). Il secondo è tra i principali imputati della situazione indecente in cui versano le acque davanti a San Giovanni a Teduccio e Pietrarsa, dove nel 2015 e nel 2016 si sono registrati valori di contaminazione di origine fecale fino a dieci volte oltre la soglia. Il risanamento degli alvei, dunque, è una priorità non minore rispetto alla messa a norma ed alla realizzazione dei depuratori. Così come, giova ricordarlo, la qualità del mare non può prescindere dalla salute dei fiumi che in esso sfociano. Non è un caso che molti dei punti interdetti da molti anni alla balneabilità siano in prossimità della foce dei corsi d'acqua. Per esempio a sud del Garigliano, a Sessa Aurunca; nei pressi dell'Irno, a Salerno; a nord della foce del Sarno, a Torre Annunziata. Ad inizio aprile è cominciato, intanto, il monitoraggio delle acque di balneazione per la stagione 2017 da parte dell'Arpac. Nel Casertano le analisi hanno evidenziato inquinamento a Pineta Grande Sud e Villaggio Agricolo, nel comune di Castel Voltumo e, nel comune di Sessa Aurunca, per il tratto denominato Nord macchine vecchie. Semaforo verde ovunque lungo la costa di Cellole e Mondragone. In provincia di Napoli promosse le isole, la costiera sorrentina, Bacoli, Monte di Procida, Portici, Torre del Greco, Giugliano. Prelievi entro la norma anche a Castellammare, dove però la balneazione resta interdetta sul litorale Ex Cartiera e davanti alla Villa Comunale, a causa della serie storica negativa degli anni scorsi. Stesso discorso per i punti Ex Bagno Risorgimento e La Favorita ad Ercolano. A Napoli, dove non si hanno ancora i risultati dei primi campionamenti del 2017, restano gli «storici» divieti di tuffarsi a San Giovanni a Teduccio ed a Bagnoli. Quest'ultimo determinato, però, dall'inquinamento chimico dei fondali. A Salerno, un solo divieto di balneazione, nel tratto ad est della foce delllrno. Bene Amalfi e Positano e la quasi totalità del Cilento dove, però, c'è una cattiva sorpresa a Camerota: il prelievo dell'undici aprile ha riscontrato un lieve sforamento per gli enterococchi intestinali davanti alla spiaggia Calanca. A Minori, nel tratto tra Torre Paradiso e Torre Mezzacapo, mare inquinato il 4 ed il io aprile. I successivi campionamenti - si ripetono ogni due settimane circa - chiariranno se l'allarme è rientrato.
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