domenica 16 aprile 2017
Sorrento. Anche il silenzio delle processioni rischia di dover lasciar spazio al consumismo
di Antonino Siniscalchi
Sorrento - Il silenzio irreale che ha caratterizzato nei secoli la processione del Cristo Morto rischia di subire le conseguenze del consumismo e della ineducazione. Inutile nascondere questa triste realtà che ha registrato venerdì sera l’itinerario del corteo organizzato dall’Arciconfraternita della Morte. Sfilando per le strade del centro storico, il passaggio degli incappucciati "neri" condizionato, in alcuni punti, dai tavoli di bar e ristoranti, con gli ospiti vocianti ed irrispettosi di una tradizione senza tempo. Una situazione diametralmente opposta allo spirito che anima lo spirito partecipativo degli incappucciati, vestiti interamente in nero, che partecipano alla processione che si muove dalla cappella barocca dei Servi di Maria, in via Sersale. Un rito solenne, un cammino profondo e devoto che taglia la città tra due ali di folla. Tantissimi i partecipanti, soprattutto i più anziani, che non sono riusciti a trattenere le lacrime al passaggio del Cristo piagato, compenetrandosi nello sguardo afflitto e gonfio di pianto della Vergine Maria.
Un’atmosfera di intenso misticismo, suggellata dal grido di dolore del Miserere, il salmo 50 di Davide, eseguito dai duecento cantori del coro. La Settimana Santa rappresenta uno dei momenti di maggior condivisione religiosa dell’intero anno liturgico. I sorrentini attendono con grande trepidazione i giorni del triduo pasquale e il momento più importante è rappresentato, di certo, dalle processioni del giovedì e venerdì Santo, preludio solenne alla Santa Pasqua. È una tradizione ultrasecolare quella che lega gli abitanti della penisola ai riti penitenziali pasquali. Sono una ventina i cortei che attraversano le strade dei centri da Meta a Massa Lubrense, in un abbraccio mistico che unisce tutti, spettatori e partecipanti, laici e credenti. Per tradizione, i cortei, a cui assistono migliaia di fedeli, sono votati al più completo silenzio, segno anche questo di devozione e di rispetto verso il rito, rotto soltanto dalle note strazianti delle marce funebri intonate in testa ai cortei dalle bande musicali e dall’urlo lacerante e struggente del Miserere. Ecco perché anche la voce di un bambino attenua il significato delle processioni. Ecco perché bisogna ripensare all’organizzazione della cornice dell’evento regolamentando le attività commerciali che ruotano intorno all’itinerario dei cortei.
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