martedì 19 settembre 2017

Penisola Sorrentina allarme ambiente

Penisola sorrentina
Fonte: Giuseppe Guida da La Repubblica Napoli

Per decenni la politica ha completamente dimenticato l'ambiente». Così si è espresso ( come se il fatto non fosse suo) il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, in un articolo su "La Repubblica" di qualche giorno fa. Visto il pulpito, l'espressione potrebbe destare meraviglia e sarcasmo, ma, guardando quello che sta accadendo agli equilibri del territorio italiano, genera solamente sconforto. C'è un altro dettaglio che però non può sfuggire: la frase del ministro esprime un falso. Non è vero, cioè, che la politica si è completamente dimenticata dell'ambiente. Se ne è ricordata eccome, e con pazienza certosina, in particolare negli ultimi trent'anni, ha consentito la più ampia manomissione di risorse (quali ambiente, territorio, paesaggio, termini non sempre sinonimi...) non riproducibili. Lo ha fatto, al di là dei principi costituzionali e al di là di leggi di principio, con gli organi periferici dello Stato: Regioni e Comuni in testa, cui è stata delegata una materia per governare per la quale non hanno la solidità, la capacità e il buonsenso. In particolare, dopo aver saccheggiato e consentito una crescita disordinata dei paesaggi più "ordinari", si è proceduto con il mettere mano alla demolizione delle tutele delle molto più appetibili aree di pregio, dove, proprio grazie ai vincoli paesaggistici, i valori immobiliari danno ancora senso all'investimento e rendono possibile prendersi pure qualche rischio di tipo amministrativo e politico. Visto il contesto, si potrebbero fare decine di esempi di modifica delle regole paesaggistiche ed urbanistiche finalizzate ad un approccio speculativo e predatorio al governo del territorio.
 
Tuttavia basta farne uno, per capire in che dimensione si muovono gli enti regionali e i comuni in cerca di consenso e danaro per le loro casse: il caso del Piano urbanistico territoriale della Penisola Sorrentino-Amalfitana (Put). È bene ricordare che si tratta di un piano paesaggistico già ampiamente manomesso. Contrariamente a quando si vuole far credere, infatti, a causa delle norme e delle continue modifiche introdotte dalla Regione Campania negli ultimi 15 anni (da sinistra e da destra) non c'è un solo pezzo di terra della penisola sorrentina, a parte qualche ambito montuoso e le falesie, in cui non si possa edificare qualcosa: box interrati, residenze più o meno "social", capannoni, strade interpoderali, strade di scorrimento, superstrade, volumi per l'attività agricola, comodi rurali, manufatti stabili e definitivi in ogni punto della fascia costiera, piscine, volumi tecnici di tutte le tipologie, tetti, sottotetti, cambi di destinazione d'uso liberi. Oltre ad assurde opere di uso pubblico come "studentati" (!), "stabilimenti elioterapici" e attrezzature per lo sport per migliaia di metri quadri e centinaia di migliaia di metri cubi. Non a caso, le statistiche mostrano negli ultimi anni un calo drastico dell'abusivismo edilizio in penisola: per manomettere il territorio ci sono le normative regionali, in gran parte approvate dal centrosinistra. In questo scenario, concretizza tesi lentamente nel disinteresse dei più, la Regione Campania ha apparecchiato una legge, prossimamente all'esame del consiglio regionale, che elimina gli ultimi intoppi per accelerare e rendere irreversibile questo processo degradante il paesaggio già in atto. Si tratta di ritocchi qua e là alla legge regionale istitutiva del Put (numero 35/87) per renderlo completamente privo di cogenza e di cui ha già ben scritto Alessandro Dal Piaz su questo giornale. In particolare, l'ipotesi di calcolare il fabbisogno abitativo (attualmente stabilito in 1 vano per 1 abitante) computando anche la «somma dei fabbisogni di ciascuna abitazione sovraffollata» appare esiziale se sommata anche alla cancellazione dell'articolo del Put che oggi prevede di riservare i nuovi alloggi eventualmente necessari alle sole famiglie residenti in abitazioni malsane o sovraffollate. L'esito è facilmente prevedibile: nuove palazzine non certo "popolari" lungo la fascia costiera e la corsa di capitali esterni, di cui non sempre è nota la provenienza, per accaparrarsi quello che rimane di una penisola senza più tutele. Oppure il ridicolo comma che priva il Put di efficacia diretta, demandando tutto ai piani urbanistici comunali che non sempre sono "adeguati" correttamente alla pianificazione sovraordinata. Per i mega-pareheggi interrati, infine, si annullano i pochi ultimi impedimenti e possono essere realizzate «in tutte le zone territoriali», quindi anche sulla cima del Faito e nelle aree a parco. Norme di questa risma, in sostanza, che il consiglio regionale si accinge a votare, non le avrebbe scritte nemmeno il più spregiudicato dei speculatori edili. Bisognerebbe chiedere qual è la ratio di tutto ciò al presidente De Luca e al manipolo di consiglieri regionali che ha scritto e promosso roba di questo tipo e perché, al contrario, non si lavora per ri-costruire un sistema di regole semplicemente aggiornate e vincoli all'altezza di un paesaggio nonostante tutto è ancora di pregio e noto nel mondo. O magari bisognerebbe chiedere al ministro Galletti. Bisognerebbe chiederlo, se la risposta, purtroppo, non fosse già nota.

Nessun commento: