Diego Velázquez, Ritratto del buffone Juan Calabazas |
Vico Equense - In un’intervista allo scrittore tedesco Daniel Kehlmann, l’autore mette a confronto due epoche diverse: il periodo della Guerra dei Trent’anni e l’epoca in cui viviamo, cogliendone spunti interessanti soprattutto per quanto riguarda analogie di cause che spinsero alla guerra e i relativi effetti che ne conseguirono. Una comparazione che ci permette un’attenta analisi di entrambi i periodi. Il panorama politico odierno si presta a un confronto e non mancano esempi di leader con comportamenti di quelli di allora. Nel suo libro dal titolo Tyll , il protagonista è un giullare che si muove in un mondo pericoloso e limitato e fa da ponte tra il popolo e i signori. Siamo nel periodo delle guerre di religione tra il 1618 e il 1648, anno della pace di Westfalia. Sono anni bui, di contrasti tra cattolici e protestanti che si protrassero per tre decenni, alla fine dei quali solo un armistizio e un perdono per tutti riuscì a concludere una guerra che non portò né vincitori, né vinti. Servì solo il buon senso per arginare quella che si profilava una guerra infinita. Oggi il ruolo avuto allora dalla Germania è preso dalla Siria, teatro di guerra, così come si prende in grande considerazione l’azione politica del cardinale Richelieu. Il potente primo ministro alla corte di Luigi XIII, uomo privo di iniziative, guidò la Francia con la sua politica filo-cattolica ed espansionistica, influente e irriverente, alleandosi ora con i cristiani e ora con i protestanti. Questo ruolo, come afferma Kelhmann, oggi è affidato a Putin, la volpe, che segue la stessa politica espansionistica di Richelieu, senza morale, tenendo i conflitti lontani dal suo paese e spostando l’azione su obiettivi strategici che possono essergli utili. L’età in cui viviamo ricalca il periodo buio del seicento, pervaso da confusione e contrasti con grandi incertezze per il futuro. Lo scrittore afferma che non sa se quella pagina nera di storia durata trent’anni, che ha lasciato traumi in ogni parte della società, sia entrata a far parte della coscienza nazionale dei paesi che la vissero.
Spesso la storia finisce con gli armistizi e negli animi restano le date, si archiviano momenti terribili solo per mezzo di un contratto ma l’onta della guerra continua e si ripercuote nelle coscienze future. Oggi, ci troviamo come allora: il web rappresenta una scoperta sensazionale paragonabile a quella che fu la stampa in quel periodo. Si accelerano gli eventi e diventano fenomeni da osservare. Il web è la via veloce per divulgare, ma allo stesso tempo la velocità è elemento di morte degli stessi eventi che celermente vengono consumati. Come oggi il Barocco viveva la spettacolarità delle cose, l’esagerazione e il trionfo dei sensi, consumando tutto velocemente e pertanto premonitore di morte. Siamo nell’epoca degli eventi più inspiegabili, fatti che restano irrisolti, tempo del macabro e della bruttezza, trionfo della bestia. Basta richiamare in causa Giordano Bruno con Lo spaccio della bestia trionfante, opera filosofica del 1584, in forma dialogica che parla dell’umanità e la sua caduta di valori. Così non resta altro che cacciare via i vizi, “spacciare” e porre al suo posto le virtù. La Guerra dei Trent’anni ebbe tra le cause scatenanti i conflitti tra protestanti e cattolici all’interno della Boemia; la tendenza asburgica a imporre la propria egemonia nell’area tedesca; le politiche espansionistiche di Svezia e Francia. Fu proprio la stampa con la sua profusione di libri in mano a cattolici e protestanti ad alimentare la lotta tra le parti, a fomentare rivolte fino ad arrivare nel 1618, anno in cui due nobili protestanti fecero irruzione alla corte di Boemia e buttarono giù due funzionari per aver impedito la costruzione di due chiese protestanti. I due funzionari si salvarono per essere caduti su letti di letame, e si pensò subito all’intercessione della provvidenza divina a favore dei cristiani. Fu questa “defenestrazione di Praga”, a dare inizio alla guerra. Le truppe spagnole nel 1622 occuparono la città di Heidelberg. E mentre il protagonista del libro di Kelhmann si chiama Tyll, là, nelle prime fasi della guerra, accanto al nobile boemo Albrecht von Wallenstein, ci fu un certo comandante Tilly che si distinse nell’intervento contro i Protestanti. Forse uno spunto da cui Kelhmann ha tratto il titolo. Nel 1629, con la pace di Lubecca, la Danimarca accettava la supremazia imperiale. Ferdinando II, con una vendita fittizia, pose nelle mani di Wallestein le terre che da secoli appartenevano ai protestanti . I principi dell’Impero si indignarono alla nomina di una sorta di cavaliere di ventura salito agli onori imperiali, richiamando l’attenzione di Richelieu che si oppose a tale conclusione. Se allora la stampa indusse a una rapida informazione e ad attivare focolai di contese e conflitti tra protestanti e cattolici, oggi sul web rapidamente circolano idee e fatti tanto che la politica si è trasferita dalle piazze sui blog e nei forum. Tutto veicola attraverso la rete, ingigantisce e amplifica, una cassa di risonanza non sempre fedele alla realtà e ai fatti. L’oscurità del nostro tempo è la maschera che il mondo indossa dove tutto ha una duplice faccia e la verità solo un aspetto secondario. Regge il gioco, anche oggi, il giullare, come Tyll, vero eroe moderno che deve tenere il palcoscenico senza porsi troppe domande ma gestendo il suo spazio e il suo individualismo imperante.
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