Il giornalista e politico, si racconta: vorrei che questa comunità fosse all’altezza del suo passato
da Agorà del 6 novembre 2021
Vico Equense - Giuseppe Maffucci è un giornalista e cultore di storia locale. E’ stato segretario cittadino della Democrazia Cristiana con una lunga presenza in consiglio comunale fino al 1995. Nell'intervista che ci ha concesso ripercorre le tappe del proprio percorso di ricerca. Cosa ti ha spinto a intraprendere lo studio e la ricerca sulla storia di Vico Equense? Dalla lontana gioventù ho coltivato la passione per la lettura e la ricerca sulle origini della mia città. Pubblicista, iscritto all'albo dei giornalisti della Regione Campania ho collaborato con il giornale "Il Mattino di Napoli per dieci anni come corrispondente da Vico Equense Direttore del mensile "La Riviera" ho sempre approfondito la ricerca sulla penisola sorrentina. Cronista appassionato e puntuale ho pubblicato diversi libri ed opuscoli, conservando una ricca biblioteca è un consistente archivio di stampe, disegni e foto antiche a partire dalla fine dell'ottocento. Gestisco da sette anni, il sito Vico Equense storia. Nelle Immagini la storia degli equensi. Attivo su Fecebook cliccando peppe.maffucci@libero.it Vico Equense è un territorio molto vasto, che si espande dai monti al mare. come possiamo descrivere in breve, una passeggiata dal Faito fino ad arrivare alle meravigliose spiagge aequane per chi non le conosce? Il Comune di Vico Equense è il più vasto per estensione territoriale e per numero di abitanti della Penisola Sorrentina. Dalle vette del Monte Faito (1150 m), della catena dei monti Lattari che, deve il suo nome alle ampie distese di faggi che ricoprono il sue territorio creando insieme a castagni, abeti e una ricca varietà di piante plurisecolari, un incantevole paesaggio di boschi a pochi chilometri dal mare.
Frequentato già in epoca romana, era chiamato Monte Aureo" o "Monte del Latte" per abbondante prodotto dei suoi pascoli che si riteneva avesse proprietà curative; fino al secolo scorso ospitava una florida "industria della neve" raccolta in profonde tosse, tuttora visibili nei pressi di "Cima Michele.” La neve durante l'estate veniva trasporta a spalle a valle per rinfrescare bibite e alimenti nei mesi più caldi. La più antica strada per raggiungere il monte è il percorso che partendo da Vico Equense per via Bonea, via San. Salvatore e il Casale di Moiano a (512 m), dove attraverso il sentiero "Chiaiaro" ci si arrampica tra fitti castagneti e macchia mediterranea per giungere infine nei pressi del moderno Centro Sportivo. Dalle cime del "Faito" si possono ammirare le accoglienti spiagge di Vico Equense, facilmente raggiungibili in meno di un'ora percorrendo in discesa la più comoda ma non meno panoramica Via Nuova Faito (SS.269), con vedute mozzafiato sull'accogliente mare aequano. Vico Equense è stata raccontata con splendide poesie e bellissime canzoni di cui sei un appassionato ricercatore. Cosa possiamo dire al riguardo? Nel sesto secolo a.C. "Aequa partecipò al fianco dei Romani alla II Guerra Punica, così scrive Silio Italico nel suo poema "De Bello Punico": Tum Soracte satum praestantem corporee et armis. Aequanum nascens et caet. Da questi versi si può dedurre che il legionario "Murrano” era nativo di Aequa i cui abitanti avevano fiero portamento, alta statura ed armi ben fatte. Che "Murrano" fosse realmente di Aequa lo dimostra anche il fatto che "Silio Italico" poeticamente lo indica "Satus Aequanos", (generato in Aequa). Il Murrano nell'attimo di esalare l'ultimo respiro, ha innanzi agli occhi e sulle labbra il dolce nome di Aequa. La prima e più poetica testimonianza storica della splendente bellezza della nostra terra affonda le sue radici quindi nel sesto secolo a.C. Da allora è stato sempre un susseguirsi di versi e canzoni inneggianti alla salubrità e bellezza del territorio aequano che, conserva ancora oggi tutti i suoi magnifici tesori. Quale è secondo te, il personaggio che più ha rappresentato, con il proprio vissuto, Vico Equense? Il principe Matteo di Capua che ricevette in dono dalla madre "Lucrezía Filomarino”, principessa di Conca, nel 1603 il feudo di Vico Equense acquistato per 41.000 ducati da Giovanna Carafa. Tra i tanti feudatari di Vico Equense, Matteo di Capua deve essere ricordato per le opere realizzate. Costruì nel parco dell'antico torrione angioino, un magnifico castello circondato da alte mura, all'interno vi raccolse una insigne biblioteca, un prezioso museo con statue antichissime e pregiati dipinti dei più famosi artisti rinascimentali. Tale fu la magnificenza e la ricchezza del principe di Conca che all'interno del Castello fece costruire anche un anfiteatro dove il popolo e i nobili signori che venivano via mare da Napoli, assistevano agli spettacoli. Fece realizzare un primo acquedotto per far giungere I'acqua all'antico borgo e alla tante fontane da lui fatte costruire nella storica dimora. Alla morte di Matteo di Capua nel 1614, dietro assenso regio divenne signore di Vico suo figlio Giulio Cesare di Capua. Vorrei concludere questa intervista chiedendoti un aneddoto su questa bellissima terra. Più che un aneddoto è una speranza. Riuscire a vedere realizzato il sogno della mia gioventù; per il quale ho lavorato con modestia per tutta la vita. Una Vico Equense divenuta finalmente una città solidale, fraterna, prosperosa, amata da tutti, non solo per le sue bellezze, ma anche e per la bontà, l'onestà e la civiltà della sua gente.
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