mercoledì 6 aprile 2022

Monte Faito: i soliti progetti...

di Lions Club Penisola Sorrentina

Vico Equense - Si legge del grande interesse delle Istituzioni territoriali per il rilancio del Monte Faito e del suo Villaggio. A tal proposito è utile qualche riflessione in calce ai due Convegni svoltisi entrambi presso la Pensione ‘La Lontra’, il primo sulle Problematiche Ambientali e Sociali del Monte Faito (7.09 2017) e il secondo sul Contributo di idee per la Riqualificazione del Villaggio Vanzi (23.06.2018). Le proposte di cui al secondo convegno furono stampate in opuscolo e consegnate in quella sede alle Autorità locali e Regionali intervenute. In sostanza nelle proposte si evidenziava che ciò che è veramente necessario e urgente per il Monte Faito è un approccio più aggiornato e al passo coi tempi all'annosa questione. Nel senso di un ripensamento radicale della vocazione della Montagna e del suo comprensorio in senso ruralistico. Come del resto insegna la nostra tradizione millenaria, andata purtroppo perdendosi, sommersa da un’ideologia “ambientalista” di stampo “museale”, anziché improntata al rispetto della complessa dialettica uomo-ambiente. Il rapporto ciclico e virtuoso dell’economia rurale tradizionale con l’ambiente contribuisce spontaneamente, come già dimostrano molte realtà nel nostro Paese, a proteggere la natura e l’equilibrio idrogeologico, insieme al benessere delle comunità autoctone.


Una cosa non esclude necessariamente l’altra, come qualcuno sembra pensare. Agricoltura, arboricoltura e allevamento tradizionali contribuiscono a proteggere l’ambiente di bassa montagna ben più efficacemente di quell’impostazione vieta che negli anni ha prodotto interventi di “tutela” calati dall’alto senza tenere in alcun conto il contesto storico-antropologico. Tali politiche hanno finito negli anni per snaturare un territorio, favorendo degrado, sradicamento antropico e dissesti. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, perciò parlano da sé. Per quanto riguarda l’ossessione per la “valorizzazione turistica”, la riflessione è la seguente: il turismo, settore di per sé fragile e aleatorio, non può più essere presentato ai cittadini come una panacea per dare slancio all'economia locale. Soprattutto dopo che la crisi del Covid e la guerra in corso hanno reso evidenti le sue enormi fragilità. Un turismo sano, inoltre, può sussistere soltanto in presenza di un territorio di valore, cioè ben organizzato, con robuste tradizioni e comunità rurali fiorenti e coese. Altrimenti rischia di diventare un turismo “mordi e fuggi” di bassa qualità, che non fa che aumentare speculazione, impatto ambientale e degrado.

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