Vico Equense - La vicenda delle cooperative di via Le Pietre a Vico Equense è una lunga storia processuale che investe 27 famiglie di operai e impiegati, che con i sacrifici di una vita hanno acquistato una casa e adesso devono ripagarla di nuovo. Ogni nucleo familiare dovrebbe sborsare circa 150 mila euro, se non di più, per la loro casa, già all'epoca pagata (terreno compreso). Un paradosso tutto italiano approdato in parlamento con un’interrogazione del senatore Orfeo Mazzella (M5s). Il Comune di Vico Equense interpellato dalla Prefettura di Napoli ha trasmesso una lunga e articolata risposta. Secondo il Comune la procedura che avrebbe ridotto l’indennizzo dell’esproprio è stata ostacolata da parte dei condomini con un’attività di stancheggio. Sulla loro pagina social oltre all'amarezza, i condomini delle cooperative a più riprese hanno posto all’attenzione di tutti l’ingiustizia che stanno subendo, pubblicando documenti e chiarimenti. E anche in questo caso si domandano “come sia possibile che le azioni difensive delle Cooperative abbiano provocato un esistente, e non inesistente come scrivono loro, ritardo di 12 anni nel provvedere all’acquisizione sanante.”
E ancora, sottolineano che “l’indennità di esproprio è stata pagata, come richiesto dal Comune, nel lontano 1981, come risulta dalla quietanza di pagamento.” Per capire questa storia tutta italiana bisogna fare un salto indietro di oltre 40 anni, a quando l’ amministrazione comunale del tempo, in applicazione del Piano di Edilizia Economica a Popolare (PEEP), espropria un terreno in località Le Pietre e contestualmente autorizza due cooperative di cittadini, L'Ulivo e Domus Aequana, a costruire alloggi popolari come previsto dalla legge 167/1967. Il proprietario non ci sta e nel 1979 avvia un iter giudiziario che tra ricorsi, lungaggini ed inerzia burocratica, vedrà la sua perseveranza premiata con un riconoscimento di oltre 4.000.000 di euro per il valore del terreno espropriato con interessi e rivalutazione. Siamo nel 2011 quando gli uffici comunali coinvolgono direttamente i proprietari degli appartamenti con un provvedımento di acquisizione sanante ex art. 12 bis del testo unico sugli espropri con valore stimato dallo stesso comune pari a circa 620.000 euro. Nonostante questa opportunità, per circa 2 anni dall' avvio di questo procedimento l’amministrazione non adotta il provvedimento finale ed e costretta a seguito di una sentenza del giudice civile al pagamento delle spettanze al proprietario per una cifra sette volte superiore. I proprietari dal 2011 al 2021, si vedono costretti a resistere in giudizio ed effettivamente Tar, Consiglio di Stato e Cassazione riconoscono la loro l'estraneità al contenzioso tra il Comune e l'ex proprietario dei terreni. Infatti le cooperative avevano solo l'obbligo di pagare la loro parte di terreno (e dagli atti risulta che i pagamenti furono fatti) nonché di costruire a loro spese gli immobili. Ma a conferma della buona fede dei cittadini c'è la circostanza che il Comune dal canto suo ha rilasciato - a tempo debito - tutte le autorizzazioni tant'è che l'Ex Banco di Napoli acconsenti al rilascio di un mutuo fondiario in considerazione della regolarità edilizia degli immobili. La storia assume i contorni di una vicenda kafkiana nel 2021 quando il Consiglio di Stato, inaspettatamente, ribalta quanto egli stesso aveva statuito 5 anni prima, nel 2015, quando la somma in gioco era di 620.000 euro: all'epoca era stata decisa l'estraneità delle cooperative mentre il 17 marzo 2021 lo stesso relatore, sullo stesso argomento, condanna le povere (letteralmente) famiglie al pagamento di circa 4.200.000 euro. “Non è forse compito – aggiungono i condomini - della buona amministrazione tutelare il cittadino? Soprattutto se parliamo di un ceto sociale medio?" E ricordano, altresì, che hanno pagato l‘indennità di esproprio, e costruito, a proprie spese, in base ai permessi e alle indicazioni del Comune. "Quali colpe addossano ai cittadini di via le Pietre?”
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