mercoledì 15 marzo 2023

La lezione di Cosimo

di Filomena Baratto 

Cosimo Piovasco di Rondò è il protagonista del romanzo di Italo Calvino “Il barone rampante”. Il romanzo è ambientato nel settecento ed è narrato dal fratello del protagonista, Biagio. La storia è narrata dal fratello minore Biagio. In seguito al rifiuto di Cosimo di un piatto di lumache cucinate dalla sorella Battista, il padre caccia dalla tavola il figlio che sale su un albero del loro giardino e non vuole sapere più di scendere. Il ragazzo si mostra convinto delle sue idee, capace di opporsi agli ordini paterni, intelligente, ironico e testardo. Il romanzo nasce da una disobbedienza che diventa poi una presa di posizione morale. Il ragazzo si assume la responsabilità del gesto e diventa un suo stile di vita, imparando attraverso l’osservare e l’agire dalla sua postazione dall’ albero. Il mondo dall’alto gli fa scoprire una proiezione diversa da quella a terra. Impara le arti della sopravvivenza, e sperimenta idee tutte sue. Difficile dare una definizione univoca al testo, potrebbe essere un romanzo di formazione, come di tipo filosofico o pedagogico o di avventura. Forse Calvino coniuga il razionale e l’irrazionale insieme, in un’allegoria del poeta. Sappiamo solo che con la sua lettura sono cresciute generazioni.


 

Ebbene, tra le tante affermazioni che Cosimo fa dal suo albero, c’è quella del consorzio degli uomini, dando la definizione di associazione: Le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone (mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della gente, quella per cui bisogna tenere sempre la mano alla guardia della spada). Insegnare a stare uniti e vicini è un aspetto molto importante e necessario alla società. Poche righe sotto Cosimo spiega il concetto di comandare: “So che quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; questo è comandare”. La parola comando dal latino imperium indica la facoltà di esercitare il potere. Coniugando il significato latino e quello di Cosimo si capisce che per comandare ci vogliono delle capacità. Ora se mettiamo insieme le due cose, l’associazione degli uomini e il significato di comandare abbiamo la regola della convivenza civile: dare le nostre idee agli altri se le accettano e unirsi per essere più forti. Molto spesso questi concetti fanno paura, quando non parliamo più di noi stessi ma si richiede l’aiuto degli altri. L’altro non sempre è visto in modo positivo. Eppure siamo sempre spaventati dall’altro, visto come un ignoto. Il premio Nobel per la letteratura Elias Canetti, nel suo “Massa e potere” spiega il timore di essere toccati dagli altri. Immaginate di scontrarvi con una persona per strada, in treno, in un luogo, subito vi scusate per essere venuto a contatto con uno sconosciuto. Abbiamo bisogno di delimitare il nostro io, il nostro mondo e per fare questo a volte evitiamo gli altri. Ma se ci incontriamo a un concerto e siamo assiepati e stipati in uno stadio, il fatto di stare così attaccati l’uno all’altro non ci arreca disturbo. In quel caso ci identifichiamo con la massa, siamo un blocco unico, dove non esiste il singolo. Dovremmo conoscere il valore di noi stessi ma unirci agli altri per essere forti. Nessuno può vivere per se stesso, non avrebbe senso. Tutto acquista valore con gli altri: chi sono, cosa faccio, come penso, cosa produco, hanno valore se lo condivido e mi identifico con gli altri. All’interno della massa domina l’eguaglianza ed è questo che non ci disturba se al concerto o alla partita siamo come acciughe, ci spingiamo, siamo catapultati, mentre se accade casualmente ne abbiamo paura. E la massa ha bisogno di direzione, allo stesso tempo è statica e in attesa. E Cosimo dall’alto ha una visione migliore della vita, della gente che passa sotto gli alberi, della stessa famiglia. Guardare dall’alto gli fornisce la visione dell’insieme che gli mancava. Prima esistevano i suoi capricci, la sua disobbedienza al padre e il suo punto di vista. Quando la visione si allarga, capisce anche il punto di vista degli altri. E lo stesso padre, il barone, quando il figlio si allontana da lui, ne apprende il pensiero e il comportamento. La vita ha bisogno di vicinanza e lontananza come le lenti progressive: se non abbiamo guardato vicino e imparato da questa lettura, non possiamo guardare lontano e proiettarci verso gli altri. E quando non capiamo le cose, ne abbiamo paura, le evitiamo.

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