mercoledì 21 agosto 2024

Femminicidio di Anna Scala, un anno dopo. Parla Angela Aiello "Tra i primi a vederla morta. Da allora poco è cambiato"

Angela Aiello
"Il patriarcato c'è e fa proseliti anche tra le nuove generazioni in Penisola. Educare all'affettività" 

da Agorà 

Meta - Avvocato Angela Aiello, sei assessore a Meta e impegnata nel sociale con la tua professione. Un anno fa, proprio in questi giorni, veniva uccisa a Piano di Sorrento Anna Scala, originaria di Moiano, frazione collinare di Vico Equense, vittima di femminicidio. Questa vicenda ti coinvolge. Hai seguito le vicissitudini della donna e l'hai sostenuta. A distanza di un anno, una tua riflessione. Gentile Direttore, ricordo bene la vicenda perché purtroppo fui una delle prime persone ad intervenire ed a ritrovare la povera Anna. Quel giorno mi recai presso il Supercondominio di parco San massimo, che amministro, per visionare dei lavori che si stavano completando in quei giorni. Quando arrivai sul posto Anna era riversa nella sua auto, mi avvicinai e provai a chiamarla più volte. Quell' immagine orribile rimarrà impressa nella mia mente per sempre. Quanta brutalità! Vorrei poterti dire che a distanza di un anno qualcosa sia cambiato in Italia ma, con rammarico, dobbiamo tutti costatare che i numeri sul femminicidio non sono assolutamente diminuiti, anzi. Voglio aggiungere che successivamente ho avuto l'opportunità di parlare con la figlia di Anna, la giovane Maria Svato. Eravamo in Procura a Torre Annunziata con il suo avvocato, l'amico e collega metese Salvatore Esposito, e li le ho espresso tutta la mia vicinanza e solidarietà, come donna e come mamma.


Quindi cosa si può fare e cosa si è fatto come istituzioni per evitare che la spirale che ha portato al femminicidio di Anna Scala possa ripetersi? Non vorrei sfociare nella banalità ma ritengo che per arginare questo fenomeno, si debba coinvolgere necessariamente le nuove generazioni. I ragazzi in particolare - ma anche gli adulti sia chiaro - devono essere educati all'affettività. Quindi il lavoro da fare deve partire dalla scuola, insistere affinché anche in Italia si preveda l'educazione sessuale come materia obbligatoria. La cultura della sopraffazione, del non rispetto, ha trovato troppo terreno fertile anche nelle giovani generazioni. Se non ce ne occuperemo ora non fermeremo mai queste tragedie. A mio parere non è più sufficiente varare nuove leggi e prevedere pene più dure le quali purtroppo intervengono a violenze già compiute. La scelta da parte del Comune di Piano di costituirsi parte civile, che significato assume? Trovo la scelta del Comune di Piano di Sorrento una scelta di sensibilità, di dignità e difesa del territorio. Mi spiego meglio. Sensibilità rispetto alla vittima e la famiglia che chiede giustizia. Dignità rispetto ai valori di legalità che ispirano un buon governo. Difesa del proprio territorio. L'istituzione comunale di Piano, in e particolare con la sensibilità che ha sempre mostrato il consigliere delegato alle politiche sociali Pinella Esposito, sta ponendo in essere una serie di iniziative volte a far crescere la fiducia nelle istituzioni a al fine di diventare punto di riferimento delle donne vittima di violenza. Secondo te in Penisola la cultura e patriarcale quanto è radicata e e cosa si può fare per superarla? Il patriarcato esiste ancora ed è profondamente radicato. Ci sono uomini che ancora oggi si sentono superiori alle proprie mogli, alle proprie compagne, alle proprie colleghe. Pensano che se una donna crea il a suo percorso, raggiunge la propria affermazione personale o professionale, non è per bravura ma per altro e nel migliore dei casi è riconducibile, a loro parere, ad una serie di congiunture positive: insomma a fortuna e non alla bravura e all'impegno. Oggi, un po' meno di ieri, le donne devono fare ancora fatica per affermare il proprio pensiero. Grazie al mio lavoro incontro tante donne che decidono di separarsi dopo anni di sopportazione, di violenze psicologiche, che per anni hanno pensato di non valere abbastanza di non essere abbastanza perché gli hanno fatto credere di non essere all'altezza. Tante donne nel discorrere utilizzano spesso due termini: "progetti" e "scelta". Spesso i loro progetti e le legittime aspettative vengono messe da parte dalle scelte necessarie ovvero dalla necessità di seguire e preferire la carriera del marito, la crescita dei figli o di essere semplicemente mogli al servizio della famiglia. Penso che tutti noi possiamo essere quello che vogliamo e possiamo realizzare ciò che desideriamo senza mortificare quelli che sono gli affetti più cari. Anzi credo che se si è soddisfatti di se stessi e si sceglie di essere quello che si vuole per soddisfare le altrui pretese tutto potrebbe essere più reale. 

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