martedì 8 febbraio 2011

Mare a rischio in penisola sorrentina

I precedenti dell'ultimo decennio. Cronostoria degli «attentati» all'ambiente della Costiera

L’inchiesta della Procura di Torre Annunziata sull’Arpac partì da un’intervista dell’oceanografo Giancarlo Spezie, che dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno consigliava “di evitare di farsi il bagno nel Golfo di Napoli” definendo inadeguato il sistema dei controlli. Il procuratore capo Diego Marmo convocò il professore e in seguito affidò allo stesso Spezie la consulenza sui prelievi. Ma già nel luglio 2009 l’assessore campano all’Ambiente, Walter Ganapini, quello aggredito al Gesù Nuovo e, a quanto dice, minacciato dai Servizi, scacciava il direttore dell’Arpac dichiarando pubblicamente che “nell’agenzia è urgente ripristinare i criteri minimi di competenza, merito e trasparenza a partire dalla dirigenza”. Un decennio dunque costellato di episodi curiosi e inquinanti per il mare che diventa marrone, bianco schiumoso o addirittura rosso rame, episodi puntualmente raccolti dal CorMez: già dal 2001 con Marina Grande a Sorrento che diventa completamente marrone, alle allarmate denunce della stessa Gori nel 2004 per “sversamenti tossici e collasso” all’impianto sorrentino (24 giugno) o per “effrazione a Marina del Cantone” (22 luglio) o per il piombo, cromo zinco, rame, fosforo e azoto ammoniacale in eccesso nelle acque di Massa Centro (20 agosto). Eventi che proseguono sino alla “grande emergenza”, quando anche le famose bandierine blu perdono di significato: l’11 luglio 2007 il quotidiano Il Mattino intervista il proprietario dell’isolotto dei Galli, Giovanni Russo, che racconta: “Sull’isola ho ospitato il sindaco di Positano con 200 persone per la cerimonia di consegna della bandiera blu di Goletta Verde, il sindaco stesso mi ha chiesto ospitalità perché davanti Positano l’acqua era sporca”. Il CorMez raccolse anche la testimonianza di un tecnico di laboratorio sorrentino che analizzo le acque locali, che subì minacce e dopo aver testimoniato alla Procura di Torre fu condotto a ripetere la testimonianza anche a Palazzo San Macuto a Roma. Questi ripeté all’infinito a tutte le autorità che lo interpellarono di aver trovato nel mare sorrentino “residui fognari o anche sostanze industriali non del luogo, come piombo, arsenico e cadmio, a seguito di sversamenti abusivi, aumentati in concomitanza con l’esaurimento e la chiusura delle discariche di Acerra”. E ancora spesso, anche l’estate scorsa e le altre prima, il mare si è macchiato enormente un po’ ovunque in costiera. Quindi fino al percolato sversato nei depuratori per “evitare l’avvelenamento almeno della terra “ (Generoso Schiavone, responsabile regionale delle acque) che è storia odierna. (di Luca Marconi da il Corriere del Mezzogiorno.it)

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