Piano di Sorrento - Ancora discarica a cielo aperto sulla strada collinare di via Lavinola, l’arteria che collega la penisola sorrentina con le frazioni di Vico Equense attraverso il territorio di Piano di Sorrento dove sistematicamente vengono abbandonati rifiuti ingombranti di ogni genere oltre che materiali tossici e speciali. Tra questi il preferito è il cemento-amianto, più comunemente conosciuto come eternit, in passato utilizzato in larga scala per coperture di tetti, verande, stalle per animali, piccoli abusi edilizi. Ne è pressoché colmo il vallone del rivo Lavinola all’interno del quale scorrono le acque che si riversano infine nel mare sfociando a Marina di Cassano. Ma chi se ne disfa non esita a lasciarlo anche per la strada in attesa che il transito dei mezzi lo sbricioli mischiandolo alla fine con l’asfalto della carreggiata che partecipa naturalmente allo smaltimento del cemento-amianto grazie al pessimo stato in cui versa. Buche, fessurazioni e vere e proprie lacerazioni dell’asfalto consentono all’amianto sbriciolato in occasione di rovesci meteorologici di penetrare al di sotto del manto stradale mischiandosi con il terrapieno all’interno del quale viene poi assorbito. In uno degli ultimi sopralluoghi effettuati dai volontari del wwf, che hanno segnalato la presenza dell’eternit agli enti di competenza, oltre alle lastre di cemento-amianto lasciate per strada si è rilevata ancora la presenza del grosso masso di tre tonnellate distaccatosi dalla montagna nel gennaio 2009 e semplicemente accantonato al lato della strada senza alcuna messa in sicurezza per i veicoli in transito. Sul ciglio del burrone rimangono invece in bella vista enormi sacchi neri al cui interno ci sono materiali speciali davvero molto particolari. Si tratta di fatto dei resti di un vitello macellato, con ossa, interiora, pelle e quant’altro si è preferito non smaltire correttamente da ignoti che conservano l’abitudine di macellare in casa alcuni animali evitando qualunque segnalazione alla azienda sanitaria locale di competenza. Sempre in occasione di piogge i resti vengono trascinati nel rivo Lavinola per essere, a volte, segnalati in estate in mare aperto. (di Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
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