Fonte: Carlo Franco da Repubblica Napoli
«Benvenuti all' inferno». Giuseppe, l' edicolante della Circumvesuviana, non si perde in chiacchiere: «Di questo passo salta tutto, ma in Regione non lo hanno capito». Giuseppe ne sa una più del diavolo, lavora in stazione dal 1954 e bisogna credergli quando sentenzia «che questa crisi sta facendo sfracelli». «Non saltano solo i treni dei pendolari del lavoro e dello studio, e questo già è gravissimo continua - ma va in malora anche il commercio, gli incassi, anche il mio, sono diminuiti del 60%». E qui non c' è bisogno di spiegare che il trenino del Vesuvio ha «unito» per decenni,e ancora unisce, una comunità malata di dipendenza nei confronti di Napoli. Dopo aver trascorso una mattinata tra treno e stazioni, con la tensione che si taglia a fette, si capisce che Giuseppe ha ragione. Sono da poco passate le 7 a Porta Nolana - un tempo crocevia brulicante, ma tutto sommato sereno - e basta uno sguardo per capire che siamo finiti davvero alla porta dell' Ade. Partiamo dallo scenario del tutto irreale per una ferrovia: mancano i treni e una stazione senza i treni è un non senso. Dieci dei dodici binari sono vuoti, i convogli in partenza sono solo due e dopo qualche minuto lo speaker annuncia che uno dei due non partirà.
I treni vecchi sono ormai al limite e quelli nuovi, ventisei, non hanno superato l' esame e, per giunta, hanno pericolosamente consumato i binari. Tutto va in malora e l' Asl sta per emettere una sanzione pesante per le pessime condizioni ambientali: senza aria condizionata nelle vetture il termometro arriva a 40 gradi. I pendolari sono inferociti, gli studenti annunciano sfracelli: «Domani (oggi, cioè) andremo sotto la finestra dell' assessore Vetrella e lo obbligheremo a farsi una gita insieme a noi». La verità sconsolante è che chi viaggia ogni giorno su questi treni, un tempo i più puntuali d' Europa, si iscrive a partecipare ad una sorta di roulette russa, se ti annunciano che il tuo treno è stato soppresso, la giornata va a farsi benedire: molti non arriveranno in tempo al lavoro o a scuola, un altro deve saltare l' appuntamento per le analisi, e un' altra ancora, Marika, una educatrice, dovrà annullare tutti gli appuntamenti. L' alternativa a questo stato di cose è del tutto fuori budget economico, soprattutto di questi tempi: per salvarsi i dannati della Circum devono abbandonare il treno e riprendere l' auto. Sta già accadendo, purtroppo, con conseguenze disastrose per il traffico in città. Bartolo, però, fresco assunto da una società di informatica con sede al centro direzionale, certi lussi non se li può consentire: «L' auto - dice - va bene per chi può pagare i parcheggi del centro direzionale che sono carissimi. Io non posso e sono condannato a passare tutta la giornata in treno, pregando che non mi licenzino». Comincia così un' altra giornata nera, la terza di una serie che si annuncia lunga e maledetta. Tutt' intorno è un coro di maledizioni. Le maestre di Sorrento che insegnano a Ischia hanno già perduto l' aliscafo buono e si dannano l' anima: «Di questo passo ci cacciano». In un angolo, di fronte al suo binario vuoto, la signora Maria, prevedendo una lunga attesa, ha portato da casa biscotti e thè freddo, ma la realtà è più drammatica della peggiore previsione e a questo punto la povera signora dubita che mai riuscirà a raggiungere lo Scrajo per l' applicazione di fanghi che, dice, «mi fanno tanto bene». Un primo bilancio: la Circum, un mito di efficienza e di precisione, va in frantumi per una serie di tagli e di errori strategici, che non tengono conto delle esigenze reali dei cittadini. E non solo dei locali: un gruppo di turisti ha rinunciato all' idea di raggiungere in treno gli scavi di Pompei e si sono lasciati convincere da una sedicente guida che si ha promesso di accompagnarli con una station wagon: a occhio e croce non pare che abbiano fatto un buon affare. Si sale sul treno per San Giorgio, ma tocca viaggiare come sardine affumicate dal caldo perché la direzione della ferrovia ha deciso che basta un solo elemento, cioè un unico vagone. Tocca subire una sauna e in quell' ambiente una signora tutta vestita di bianco e dal chiaro accento straniero non riesce a contenere la rabbia: «Lavoro al centro direzionale, ma l' ultimo treno per rientrare in città è alle 18 quando negli uffici si lavora ancora. Vogliono, forse, che dormiamo in ufficio». Questo del trenino che attraversa il degrado di Ponticelli è un' altra storia emblematica: nelle intenzioni dell' azienda doveva segnare l' avvio di una ristrutturazione virtuosa, ma il progetto è fallito perché l' orario è stato falcidiato. Un ultimo flash per raccontare l' odissea di Barbara Marolda, una ragazza che dimostra meno dei diciotto anni che dichiara. Volto stanco, macchinetta per i denti e sorriso appena accennato, Barbara racconta che abita in via Ripuaria a Varcaturo e frequenta una scuola privata per geometri in via Gianturco. «Se tutto va bene, tra pullman, metropolitana e Circumvesuviana me la cavo in due ore, ma in questi giorni i tempi sono raddoppiati e a casa hanno paura di mandarmi sola, soprattutto pensando all' inverno. Che faccio, non vado più a scuola»? Ecco, così è ridotta la Circum.
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