giovedì 15 settembre 2011

Latino e Greco, la passione di una vita

Fonte: Giuliana Gargiulo da il Roma

Vico Equense - Per cinquanta anni si è dedicato all’attività didattica di insegnante di latino e greco nel licei classici. Senza mai distrarsi dalla vocazione alla cultura e all’insegnamento, né dimenticare i tanti insegnamenti ricevuti, Salvatore Ferraro ha coltivato e approfondito per trasmettere e comunicare ad allievi e lettori il risultato del suo sapere. Si definisce “irrequieto, pignolo e affabulatore”, non a caso quando comincia a parlare riesce difficile farlo smettere. Ispettore onorario per i Beni culturali e ambientali, studioso anche di protagonisti della cultura come Benedetto Croce, Roberto Pane, Bartolomeo Capasso, è stato appena nominato accademico pontaniano. Vuole cominciare dal principio e raccontarmi la sua storia? «Per sbaglio, sono nato a Milano dove mio padre, partito da Vico Equense con la valigia di cartone legata con lo spago, era andato per lavoro. Primogenito di una sorella, sono cresciuto in una famiglia borghese di impiegati, senza seguire i genitori a Milano per restare a Vico dove sono stato educato dai padri gesuiti. Ho diviso la mia infanzia e adolescenza tra la strada e il castello Giusso di Vico, dove c’era il noviziato e, pur amando giocare, ho sempre studiato». Che studi ha fatto ? «Dopo il liceo e la laurea in lettere, mi sono dedicato all’insegnamento, praticato per quaranta anni. Ho iniziato ad insegnare a Capri, che mi ha dato molto, e dopo periodi di difficoltà, per venti anni ho insegnato al liceo di Castellammare che ha rappresentato il periodo più interessante del mio insegnamento». Quali sono i maestri o gli insegnamenti che le sono rimasti più impressi? «In primis quelli ricevuti dai Padri gesuiti e poi dai docenti universitari tra cui Salvatore Battaglia, il latinista Francesco Arnaldi, Cleto Carbonara, Amedeo Maiuri e il glottologo Giovanni Alessio».


Che cos’è per lei la cultura?
Senza cultura un uomo è uno sradicato. La cultura è l’anima dell’uomo, quando manca si è senza radici. La lettura dei classici è importante. Tra i tanti problemi dei nostri anni, oggi c’è un calo dello studio di Dante anche se Roberto Benigni, con le sue letture, l’ha riportato in alto. Nonostante ciò a scuola si studiano pochi canti… Purtroppo i presidi non controllano gli insegnanti e i loro insegnamenti…Nel suo percorso di insegnante che cosa è stato difficile? Le difficoltà sono state tante ma le ho superate. Con il dominio di sé e la misura: il modus in rebus di Orazio. Ha nostalgie o rimpianti? «Per natura non torno mai al passato ma sono sempre proiettato nel futuro. Continuo ad insegnare, a scrivere e pubblicare con l’editore Nicola Longobardi». Che cosa ha pubblicato? «Ho fatto vari tipi di lavori tra cui una decina e articoli e recensioni. Faccio parte della Rassegna storica salernitana e della rassegna amalfitana». Che differenza c’è tra il suo lavoro di giornalista e l’insegnamento praticato per l’intera vita? «L’insegnamento è stata una passione che mi ha stimolato sempre, il giornalismo mi accompagna tuttora… la vocazione all’insegnamento non si spegne mai e l’ho fatto e lo faccio in maniera socratica». È ambizioso? «Sono d’acccordo con quanto sostenevano Guicciardini e Plinio il vecchio: “che l’ambizione non è dannabile”. Lo studio mi ha dato tanto in termine di vita ed economia… Sono contento, anche se avrei potuto fare di più». Qual è il suo rapporto con i giovani? «È il docente che deve dare ai giovani un grande insegnamento. Perchè
se i giovani sono stimolati danno tanto… Ancora oggi tanti ricordano gli insegnamenti del Professor Carosella e di Palma Cappurro». Una sua qualità o un difetto? Non mi sono mai fatto condizionare: né dai gesuiti, né da altri, nè mi sono mai fatto inquadrare». Quali sono i suoi valori? «La giustizia e la correttezza. Mai ingannare il prossimo». Una sua passione qual è? «L’archeologia. Ho pubblicato un libro sui graffiti di Pompei. Una persona speciale, che mi ha insegnato molto, è stata Paola Zancani, mi ha anche aiutato a salvare la necropoli pre-romana di Vico equense». Che cosa conta per lei? «Lo studio del latino e greco, perché in aggiunta ad altro, è un allenamento mentale». Il riconoscimento di accademico pontaniano cosa significa per lei? «Fanno parte dell’Accademia che risale a Pontano duecentocinquanta persone. Il riconoscimento avuto è il bilancio di una intera vita. Sono rimasto sorpreso dalle tante lettere ricevute, tra cui quelle del senatore Raffaele Lauro e di Agnello Baldi, e naturalmente la comunicazione di Carlo Sbordone».

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