Fonte: Giuseppe Guida da la Repubblica Napoli
In Campania, da sempre terreno di sperimentazione in urbanistica e nelle politiche pubbliche per il territorio, si è raggiunta una massa critica dell'intruglio normativo e di legalità fittizia con cui si è riusciti a invertire i criteri di tutela del paesaggio e i concetti stessi di abusivismo e condono. La Regione Campania, seguita da Province inadempienti e Comuni accomodanti, ha elaborato, in questi ultimi anni, una serie di leggi e normative che hanno smembrato il sistema delle tutele, rendendo sostanzialmente superfluo il condono in molte aree regionali, in genere le più pregiate, visto che ciò che era teoricamente abusivo è stato reso gradualmente legale. Sono passati oramai 10 anni dalla ineguagliabile legge regionale 19/2001, che ha consentito a decine di speculatori e centinaia di agricoltori in difficoltà di trasformare pregiati oliveti e agrumeti sorrentini e cilentani in box interrati. Ne sono stati costruiti talmente tanti che il mercato non li assorbe più e giacciono lì abbandonati, trasformati abusivamente in palestre, depositi, persino abitazioni. Ma stranamente le richieste di permessi a costruire continuano a pieno ritmo. Un'altra fortunata legge, tra le tante, che ha consentito di costruire e incrementare il carico urbanistico dove le noiose leggi di tutela non lo consentirebbero, è la legge 15 del 2000 «per il recupero abitativo dei sottotetti», emanata dalla Regione Campania. Siccome la legge, come sempre, agisce «anche in deroga alle prescrizioni dei piani territoriali urbanistici e paesistici, dei provvedimenti regionali in materia di parchi», ci si è messi subito al lavoro, soprattutto dove un sottotetto reso abitabile può valere anche diecimila euro al metro quadrato. Si è così consentito di alterare per sempre i caratteri architettonici di migliaia di edifici storici, attraverso la demolizione delle volte, simbolo dell'architettura mediterranea campana. Finti tetti sollevati di notte con i cric e foto di solai fasulli in cartapesta da spedire a ingenue sovrintendenze, che nascondono invece volte a padiglione, e altri artifici del genere, sono stati tra le conseguenze di una legge lasciva che ha abbandonato costruzioni storiche in mano ai costruttori e a chi, senza più nessuna regola, decide di ampliare la casa e magari rivenderla al doppio.
Quando le leggi non bastano, comunque l'abusivismo edilizio spesso non risulta necessario. Gli enti locali hanno provveduto mediante lo strumento della Conferenza di Servizi e altri simili trucchi burocraticoamministrativi: i veri ecomostri sulle coste campane poche volte sono completamente abusivi. L'incongruo porto-canale pensato per la costa vincolata di Coroglio, l'ex cementificio trasformato in un albergo privato sulla spiaggia di Pozzano, il pur bello Auditorium di Ravello, deroga-simbolo al piano paesistico della costiera sorrentinoamalfitana e ora in abbandono, un ridicolo viadotto nella valle di Seiano. Tutto vidimato da Provincia, Regione e Sovrintendenza. In questo scenario, i piani urbanistici vengono ridotti a mero esercizio didattico, per fornire consulenze o per tenere impegnati assessori altrimenti inutili. È di queste settimane la clamorosa soluzione "segreta" del problema delle costruzioni abusive destinatarie di provvedimenti definitivi di abbattimento. Dopo le marce su Roma, i rappresentanti istituzionali dei Comuni interessati (e cioè quelli vincolati, Ischia in testa) si sono riuniti e hanno deciso di risolvere la questione da sé. Si è proposta, come prevede la legge, l'acquisizione al patrimonio comunale degli immobili, lasciandovi temporaneamente vivere il proprietario abusivista. Dopo qualche anno si provvederà a venderli e con ogni probabilità sarà il proprietario stesso a riacquistarli, a prezzi opportunamente calmierati. Tutti fanno finta di non sapere, ma a quel punto il cerchio sarà chiuso, l'abuso viene regolarizzato e non più demolito. Infine, il solito Piano Casa. Sebbene sia fondamentalmente fallito (come tutte le pratiche che non prevedono una pianificazione a monte), ha comunque trasformato in legale quello che prima non lo era, rendendo anch'esso l'abuso edilizio un arnese vecchio e inutile. Ai casi che non rientrano in tutta la precedente casistica, il condono, in effetti, sarà utile. Ma non alla collettività. Come ha calcolato Paolo Berdini nel volume "Breve storia dell'abuso edilizio in Italia", edito da Donzelli, a fronte degli oneri versati per ogni singolo abuso, i Comuni ne devono spendere circa cinque volte tanto in opere di urbanizzazione, quali strade, fognature, acquedotti, scuole. Tenendo conto anche dell'evasione fiscale e del lavoro nero inevitabilmente legati all'edilizia abusiva. La riprova di questa costante mutazione dell'abusivismo in fenomeno legalizzato è la lenta diminuzione degli abusi edilizi e urbanistici in Campania: l'industria del cemento, legale e illegale, ha trovato facile sbocco nei provvedimenti à la carte forniti da una politica servizievole. Saranno in molti a gioire del quarto condono edilizio, ma in Campania, per distruggere il paesaggio, ci sono già le leggi.
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