Fonte: Angela Frenda da il Corriere della Sera
Un giornalista di 44 anni, esponente di Rifondazione, che festeggiava il suo compleanno in un bar di Napoli. E un vigile urbano di 39 anni, ex segretario provinciale del Pdci, di pattuglia il 15 agosto. Vincenzo Morvillo e Luigi Perna non si erano mai incontrati prima di quella sera. E mai avrebbero pensato di dialogare a colpi di lettere, pubblicate ieri da il manifesto, sui resoconti di una notte difficile. È nato un piccolo caso. Che rischia di oltrepassare la cronaca napoletana e rappresentare simbolicamente, ancora una volta, lo scontro tra due mondi inconciliabili: le forze dell’ordine e la sinistra antagonista. La storia: Vincenzo Morvillo con altri amici sta festeggiando in un locale del centro storico. Alle 3 di notte arrivano i vigili urbani, chiamati probabilmente dagli abitanti della zona. Ne nasce un alterco, volano parole grosse, qualche spintone. Morvillo finisce al comando centrale e dopo una notte in custodia al mattino viene processato per direttissima: patteggia 6 mesi. Decide di raccontare la sua esperienza e scrive una lettera al il manifesto , evocando il G8 di Genova e i casi Cucchi e Aldrovandi. Ma alla sua versione replica Luigi Perna. Il vigile urbano che quella notte c’era. Che, guarda caso, è «un compagno» proprio come Morvillo, e che smentisce la versione, evocando alla fine Pier Paolo Pasolini e gli scontri di Valle Giulia. Dell’impossibilità di dialogo tra sinistra e forze dell’ordine, poi, Perna è tuttora convinto: «Il resoconto di Morvillo rispecchia il pregiudizio che ha nei confronti della divisa. Io invece ho sempre considerato chi fa questo mestiere un servitore dello Stato.
Della sinistra antagonista condivido tanti valori ma non quello dell’odio per le forze dell’ordine. Sbagliano a non vedere dietro chi fa questo lavoro delle persone che cercano di fare le 6 ore di lavoro per poi tornare a casa tranquilli. È la solita contraddizione». Cresciuto all’ombra del Pci, «che i lavoratori li rispettava», Perna più di tutto da questa vicenda dice di aver tratto un’amara conclusione: «Fino a quando in questo Paese i comunisti si identificheranno con 15 persone che schiamazzano alle 3 di notte e non con quelle centinaia di persone che vogliono dormire per andare a lavorare, saremo sempre condannati a prendere l’1 per cento». Vincenzo Morvillo, però, a passare per il disturbatore notturno non ci sta. Ha già pronta una replica scritta, ma nel frattempo spiega: «Per quanto mi riguarda loro non sono arrivati con gentilezza. Hanno intimidito. E poi, io non sono diventato pazzo all’improvviso. Già altre volte ho avuto agenti che mi hanno chiesto documenti… E mai ho reagito così. La verità è che a Napoli c’è un problema con i vigili urbani, oramai sempre più avvezzi ad abusi d’autorità. È vero, ho protestato vibratamente, quella sera. Ma sono stato trattato neanche fossi Setola: 4 camionette e una macchina per prelevarmi. Non odio le divise, ma certo dopo la Diaz qualche brivido mi fanno venire. Sono però anche un uomo di 44 anni con un figlio di 20, la voglia di contestare i poliziotti mi è passata… No, questa storia ora è tutta politica. Il sindaco deve darne conto. Quanto a Pasolini, non scomodiamolo. Quelli erano altri tempi. C’era ancora una sinistra…».
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