Fonte: Ilenia De Rosa da Il Mattino
Vico Equense - Terminata la fase di demolizione, da oggi cominceranno le attività di bonifica del costone. Nell’area liberata dall’ecomostro di Alimuri, compresa tra i Comuni di Vico Equense e Meta, oggi i rocciatori si occuperanno del disgaggio massi e dell’eliminazione della vegetazione pericolosa. Seguiranno, poi, le attività di frantumazione dei resti e smaltimento dei materiali di risulta. Si tratta di altri 35 giorni di lavoro. Tra poco più di un mese il tratto di costa, fino a ieri dominato da uno scheletro di cemento di 18mila metri cubi, verrà restituito alla natura. «Le operazioni condotte dal 17 novembre fino ad ora – spiega Antonio Elefante, assessore all’urbanistica del Comune di Vico Equense – sono state di preparazione all’abbattimento. Da adesso in poi disgaggio e pulizia. Non si tratta di una bonifica definitiva perché per quella servirebbero 6 milioni di euro».
Nessuno stabilimento balneare verrà realizzato in quell’area. «Si tratta della zona 1A del Put, con vincoli di inedificabilità assoluti – precisa Antonio Elefante - che non consentono la realizzazione di alcun progetto di sviluppo».
«In penisola sorrentina spesso si costruisce per distruggere il paesaggio - afferma Claudio d’Esposito, presidente territoriale del Wwf – Adesso l’uomo ha distrutto per ricostruire il paesaggio violato. Ci auguriamo che l’area venga consegnata nuovamente alla natura».
Unico nodo ancora da sciogliere, però, è quello relativo alla legittimità dell’accordo del 2007 rivendicata dalla società proprietaria del manufatto, la Saan. Secondo tale patto, siglato da società, Provincia di Napoli, Regione Campania, Comune di Vico Equense, Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici e Ministero per i beni e le attività culturali, alla demolizione avrebbe dovuto far seguito la costruzione di una struttura dello stesso volume, su un altro sito. Il Comune con un decreto ha annullato l’accordo. «Quell'intesa non vale – afferma il sindaco Gennaro Cinque - e la società dovrà pagare i costi della demolizione, 320 mila euro». Secondo la Saan, invece, quell’atto è ancora valido e il giudizio di merito del Tar della Campania potrebbe ancora dare ragione alla
società.
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