di Filomena Baratto
Vico Equense - In questi giorni d’estate torrida, girando per la costa, da Vico a Punta Campanella, a Capri, mi sono resa conto di quanto questo golfo sia intasato come un’autostrada. Traghetti a tutte le ore e in tutte le direzioni, barche di privati, aliscafi che sfrecciano volando sull’acqua e gommoni, pescherecci, acquasci, navi da crociera ancorate nel porto di Sorrento, golette per analizzare le acque, Guardia Costiera in perlustrazione come in un gioco tra guardie e ladri. Questo traffico ci dà la misura di quanto sia spettacolare questo pezzo di mare e quanto sia famoso in tutto il mondo per avere questa fitta schiera di visitatori.
Quello che lascia senza parole è l’acqua sottocosta piena di scie schiumose, e ci si chiede: sono i diportisti o gli scarichi a mare? I passaggi vandalici di barche e motoscafi che lasciano il segno, sono fin troppo vistosi. Gli stessi diportisti, se poi li trovi sulle spiagge della costa, si lamentano dell’acqua sporca adducendone le cause agli scarichi a mare, dimenticando di essere artefici dello stesso scempio nei loro passaggi. E allora si inveisce contro l’amministrazione, la regione, l’Italia e sembra incombente un disastro ecologico. Per non parlare degli scoli a mare che ogni anno ripropongono la spinosa questione.
Ci sono poi quelli che dimenticano di aver fatto case abusive, pozzetti a mo’ di fogne, abusi di ogni genere, case, in luoghi non previsti dal piano urbanistico, salvo poi condonare il tutto. Sulle spiagge dimenticano tutto questo, di quello che hanno fatto, anche in piccolo, si lamentano a oltranza per il colore torbido dell’acqua pensando che i colpevoli siano gli altri, l’amministrazione in primis.
Dimentichiamo che quel “qualcosa” da fare è la parte di ciascuno per evitare il peggio. Dimentichiamo che se ho versato rifiuti in un fiume, o in un canale, poi me li ritrovo a mare. Se avveleno un piccolo stagno o un rigagnolo, quell’acqua sarà nel mio mare. Dimentichiamo il dovere di una coscienza civile e che, solo se siamo integerrimi cittadini, possiamo prendercela con l’amministrazione. Ciascuno dovrebbe imparare a vivere in modo responsabile e uscire da quella forma mentis in cui si cresce dalle nostre parti che vuole gli altri sempre responsabili delle cose che non funzionano e noi sempre le vittime. Il vero cittadino più che lamentarsi o scontrarsi o sbraitare, propone, si adopera, collabora. Se a mare vedo la carta, gli assorbenti e resti di animali galleggiare sull’acqua, non posso fare a meno di provare tristezza per un’acqua dalle sembianze di uno stagno e una rabbia per chi ancora crede che il bene individuale venga prima di quello degli altri e sia una cosa diversa dal bene di tutti. Ci sono persone che vanno perseguite penalmente per i disastri ambientali che innescano nella loro completa indifferenza. La volontà di uno o pochi, non basta, dobbiamo acquisire un’unica coscienza. Tutti dobbiamo responsabilizzarci, a cominciare dal nostro piccolo per migliorare le cose, ma soprattutto fare leva sulla nostra volontà di voler preservare il nostro mare. Una lezione per capire che quando si ama qualcosa, qualsiasi essa sia, ce ne prendiamo cura per non perderla.
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