
Vico Equense - Ognuno di noi ha quell’angolo di casa in cui ci sono dentro tutti gli anni, tutte le emozioni, tutti i ricordi di un passato che resta sotto forma di metallo. Lì la catenina della nonna, l’anello regalato, la spilla, la pietra, le perle… Noi occidentali accogliamo gli eventi della vita con un metallo e sarà per questo che ci portiamo sulle spalle tanti anni di colonizzazione, per accaparrarci, tra le tante cose, anche il metallo con cui impreziosire il tempo. Il tempo degli eventi, dell’età più in forma, delle emozioni passate e presenti. L’oro ci accompagna sin dalla culla: la nascita, il compleanno, l’anniversario, i sacramenti, i giorni lieti, le ore di attese, tutte raccolte in un luccichio. Sono riposti in astucci, l’uno accanto all’altro, in scatole preziose, magari infiocchettate in fila indiana, che apriamo ogni tanto per rispolverare momenti vissuti. L’oro, il nostro pallottoliere! Avevo anch’io il mio pallottoliere dove ogni tanto andavo a rovistare: lì il compleanno con le perline, qui il bracciale, il cuore grande quanto un fiore. Se avevo voglia di rivedere i miei anni, i miei cari, passavo di lì. C’era la mia infanzia, la mia adolescenza…la spilletta a forma di ventaglio, il punto luce della nonna, la medaglietta della madonna di Pompei… E poi quando li riponevo ero sazia di ricordi, come quando tiri fuori dal cuore momenti indimenticabili. Chiudevo i cofanetti lentamente per tenere ancora un po’ l’atmosfera oltre il ricordo. Poi torni a casa e trovi profanato l’angolo di stanza, il tuo cuore, i tuoi ricordi e fai un processo inverso. Ti fai mille domande: “Quei preziosi mi servivano? Erano utili? Quello che hanno preso non mi appartiene più? Sono responsabile dei cercatori d’oro, delle guerre coloniali, degli agi? Non sai più qual è il confine tra quello che è tuo e non è tuo, giusto e non è giusto. Solo un vuoto dentro per essere stata derubata e defraudata di pezzi di vita.
E poi vedi, come in un film, il malvivente arrampicato, entrare dal balcone, giù i complici, pali e autista, per poi uscire dopo 7 minuti dalla casa con addosso, a mo’ di sacco, il plaid con il quale mia figlia si avvolge sul divano, e non hai parole, ti manca il respiro… e dentro le scatole che ogni tanto riaprivi, tutte lì sulle sue spalle. E sembra che sia venuto a prenderti e portarti via, ti tiene racchiusa in quel sacco. Poi vedi che si guarda intorno e poi giù per poter affidare “il malloppo” al complice e non ci credi, sembra un fumetto di Arsenio Lupin. Benedetta tecnologia che ci rende anche quello che non vediamo, ma poi non ci sa fare con la malinconia. Quanto è fragile la nostra sicurezza, quanto ci illudiamo di essere bravi. Ma se non basta un sistema d’allarme sofisticato a intimorire i ladri, è proprio finita. Possiamo aspettarci di tutto. Le loro motivazioni sono forse più forti delle nostre precauzioni? O la loro ingordigia e cattiveria superano i nostri sistemi di bontà? L’indifferenza della gente che ha visto l’operazione dalla strada e ha fatto finta di niente non è più grave del fatto stesso accaduto? Inutile inveire, incominci ad incolparti di essere uscita, di non aver custodito bene, di non avere controlli per i malviventi, che se fossimo stati dentro sarebbe stato peggio, che dieci minuti prima eravamo in camera, che non doveva succedere, che non siamo stati attenti… Quanti se e ma per la paura e per aver perso cose di una vita. Domande senza risposte né forza per capire. La proprietà privata esiste ancora o aveva ragione Tommaso Moro a dire che tutto è di tutti? Nella sua opera, Utopia, opera del 1516, tratta la risoluzione dei contrasti sociali che affida all'abolizione della proprietà privata, quindi al comunismo dei beni e alla mancanza del commercio, mentre vincolante per tutti è l'obbligo del lavoro rurale. L'ordinamento politico si fonda sull'elezione di magistrati da parte dei grossi nuclei familiari in cui si struttura la società civile, mentre, sul piano religioso, vige il principio della libertà delle forme di espressione della fede, la pratica della tolleranza che rifiuta ogni esclusivismo confessionale. Ma già il titolo Utopia, sta a significare, “non luogo”quindi la descrizione di un sogno di una società perfetta. Ma pur scomodando Tommaso Moro, tutte le domande e tutta la rabbia non ti daranno le cose portate via come dal vento. Custodire le nostre case sembra quasi non essere più nemmeno un diritto, tanto si arriva a tutto, anche a sradicare una cassaforte dal muro mentre ci sono in casa le persone. Forse la prima guerra è nei nostri cuori, è lì che acquistiamo la forza di combattere quella fuori.
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