Giuseppe Tito |
Fonte: Costanza Martina Vitale da Le Cronache
Meta - Cresce lo tensione all'interno del consiglio comunale metese. L'estromissione dalla giunta di Susanna Barba da parte del sindaco Giuseppe Tito, infatti. invece di mettere a tacere le puntualizzazioni dell'avvocatessa sull'operato della maggioranza, sta sortendo risultati contrari. E a beneficiarne, anche se indirettamente, è l'opposizione formata dal gruppo "Meta Comune". Dopo le tre dell'opposizione Antonella Viggiano, Lauro Attardi e Marialaura Gargiulo, con Susanna Barba sale a quattro, dunque, il numero di donne che non condivide il modus facendi e operandi del primo cittadino. «Poco democratico e trasparente» questa in pratica l'accusa verso il dem. Quelle stesse donne di cui, evidentemente, il sindaco non ama attorniarsi, politicamente parlando. Difatti dopo la revoca della nomina con le relative deleghe alla Barba, la giunta avrebbe dovuto ripristinare le quota rosa ma Tito pensò bene di sostituirla con l'allora consigliere Massimo Starita. Interrogazione della Barba e dell'opposizione e coinvolgimento della Prefettura. Quest'ultima interviene bacchettando il sindaco e richiamandolo alla legge, quella del Rio, che impone un numero minimo di donne in giunta in proporzione alla presenza di uomini. A Meta dovrebbero essere almeno due donne ma si va avanti con una soltanto. Nel frattempo il sindaco temporeggia anche di fronte al richiamo del Prefetto, anch'ella donna, dichiarando che starebbe cercando il profilo giusto, mentre, parallelamente, la giunta, così ri-formata, lavora.
«Gli atti che la giunta sta elaborando dichiara il consigliere Barba - sono nulli. E il sindaco invece di preoccuparsi della gravita di questo e di altri fatti pensa a tenere i consiglieri lontani dagli uffici comunali. Non a caso - continua Barba viene distribuita, prima della seduta del Consiglio Comunale del 27 gennaio, una nota in cui si invitano i consiglieri ad attenersi strettamente alle norme prescritte sulla trasparenza nel regolamento comunale, dimenticandosi che vi è una legge che regolamenta il diritto di accesso dei consiglieri comunali negli uffici. Ora mi chiedo: perché il sindaco è tanto preoccupato se noi controlliamo e facciamo il nostro dovere di paterfamilias?». E le osservazioni non finiscono qui. «È stata proposta due volte l'interrogazione relativa alla costituzione degli albi professionali e alla rotazione degli incarichi per ditte e cooperative, ma nessuno dei consiglieri ci ha risposto, così come non è stata convocata ancora nessuno commissione consiliare». Infine uno scetticismo pervade il consigliere sul "sì" preannunciato da Tito in merito alla diretta streaming del consiglio comunale proposto dall'opposizione: «Verrà attrezzata la sala del comune di via Municipio ove gli uffici si trasferiranno tra 6 mesi ma non esclude una proroga, e tra un anno che forse sarà tutto pronto magari il sindaco inizierà i "consigli rionali" come previsto in uno dei punti del suo programma elettorale». «Con questa giunta gli atti sono nulli ma il sindaco preferisce tenere i consiglieri lontani dagli uffici comunali»
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