Vincenzo De Luca |
Fonte: Simona Brandolini da Il Corriere del Mezzogiorno
Napoli - «Dopo anni finalmente ho avuto il cielo stellato che volevo». Vincenzo De Luca una laurea in Filosofia effettivamente ce l'ha. Ma non è il cielo kantiano quello di cui discetta per le strade di Salerno. Dove, Rocco Papaleo testimonial e sindaco Vincenzo Napoli di contorno, il governatore inaugura Luci d'artista (la ruota panoramica della discordia invece sarà messa in moto oggi). Per un giorno, solo uno, evita l'ennesima frecciata contro Luigi de Magistris: «Vorrei dire qualcosa, ma siamo sotto Natale, meglio di no», taglia corto. Però, dicono, la guerra è ormai dichiarata, gli argini sono rotti e le fucilate solo rimandate. Oggi è nella sua Salerno, «che deve diventare come Nizza, modello di bellezza, pulizia, accoglienza turistica. Meglio un po' di casino ma molta ricchezza». A rimarcare una certa distanza politico istituzionale da Napoli. «Meno male che per Napoli c'è la Regione Campania», ha detto in risposta a de Magistris e va ripetendo spesso. Ospite al festival «Linea d'Ombra» ha anche annunciato: «Sto pensando a una picco la Cinecittà campana, con studi di produzione e registrazione, la faremo con i fondi europei e ho avuto già richieste da investitori». E, per evitare di vivere come in un eterno giorno della marmotta, vale la pena forse ricordare che non è nuovissima l'idea, anche se in passato è finita malissimo. Non nei mille cassetti di Palazzo Santa Lucia, ma in Tribunale.
Nel lontano 2007 fu bandita la gara per i «Napoli Studios». Se l'inventò la giunta Bassolino e precisamente l'allora delfino bassoliniano Marco Di Lello. Sopralluoghi a Bagnoli, individuazione delle ex Officine meccaniche, protocollo d'intesa tra Regione, Comune, Bagnolifutura e Film commission. La gara viene vinta dalla Pacifico costruzioni, Francesco Scardaccione e lo studio ingegneristico Girardi. Vengono stanziati circa 20 milioni di euro (fondi Cipe destinati al Turismo), partono i lavori. Ma, come spesso accade, cambia l'assessore e cambia la politica, anche all'interno dello stesso schieramento. Il primo stop lo da Claudio Velardi che dirotta i fondi su progetti «in grado di creare una reale ricaduta turistica sul territorio». Tuttavia il progetto resta in piedi, senza fondi ovviamente. Il colpo di grazia Io da la giunta Caldoro. «Nel frattempo — ricorda Di Lello — il 40 per cento dei lavori erano stati effettuati. Quindi si sono persi circa sei milioni di euro». Non solo. Nel frattempo Bagnolifutura è fallita, si è aperto, dunque, un contenzioso legale con la società. Che Napoli e la Campania siano diventate un luogo d'attrazione per cinema e fiction sta nei numeri della Film Commission: in undici anni più di 600 titoli per 200 milioni di euro. Funziona come set, funziona per le storie, funziona per le maestranze. Non è un caso infatti che nel 2007 si fece avanti, per investire in Napoli Studios, un produttore come Angelo Rizzoli, all'epoca reduce dai successi della serie tv Capri, tutta made in Naples. E ciclicamente la questione s'è riproposta. L'anno scorso ha lanciato di un centro di produzione cinematografica nelle strutture dell'ex Nato di Bagnoli il produttore Riccardo Tozzi, titolare della Cattleya («Gomorra - La serie», «Benvenuti al Sud» e molto molto altro). È lui l'investitore misterioso di cui parla Vincenzo De Luca? Di certo Tozzi ha un legame forte con Napoli (sta anche lavorando con Alessandro Siani attualmente) ed è il marito di Cristina Comencini, mamma dell'attuale ministro dell'Industria Carlo Calenda. L'area ex Nato sarà impegnata per le Universiadi, ma ci sono sempre le ex Officine meccaniche di Bagnoli che anche nel progetto presentato da Salvo Nastasi e Invitalia sono destinate a ospitare un media center. Per una volta si potrebbe non ricominciare dall'inizio. Invertire l'inevitabile ciclo del giorno della marmotta.
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