Massa Lubrense - Il 25 novembre è stato scelto nel 1999 come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite.
Questa Giornata, come l’ONU ha stabilito, segna l’inizio dei Sedici giorni di attivismo contro la violenza basata sul genere, che hanno lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere ad agire per il cambiamento. I sedici giorni di attivismo si estendono fino alla Giornata dei diritti umani del 10 dicembre.
L’Amministrazione Comunale di Massa Lubrense con il Sindaco Lorenzo Balducelli e l’Assessore alle Pari Opportunità , Sonia Bernardo, ha definito “Percorso Donna” il periodo 25 il novembre 2016 – 8 marzo 2017, nel corso del quale si terranno varie manifestazioni per un benessere femminile a 360 gradi: camper della salute per la prevenzione dei tumori al seno e delle patologie tiroidee, presentazioni di libri scritti da e per le donne ed anche una testimonianza diretta.
Si inizia venerdì, 25 novembre, con l’installazione in Largo San Ludovico da Casoria, in Piazza Vescovado e all’ingresso della Casa Comunale di sagome che ripropongono la figura femminile in ricordo delle 60 donne, uccise in Italia dal partner o più spesso da un ex, da gennaio a giugno di quest’anno, come riporta una nota dell’ANSA.
Sulle sagome sono riportati i loro nomi ed accanto ad esse ci sarà un paio di scarpe rosse.
Le "Zapatos Rojos" sono nate come progetto d’arte pubblica dell’artista messicana Elina Chauvet che nel 2009 espose la sua installazione di 33 scarpe rosse a Ciudad Juarez, la città dove il tasso di femminicidio è così elevato da essere definita “la città che uccide le donne”.
Alla seconda esposizione, nel 2012, le scarpe erano diventate già 300 e in Italia l’adesione a tale iniziativa è stata tale che le scarpe rosse sono diventate simbolo della violenza contro le donne in genere.
La lotta contro tale violenza, nel mondo globalizzato, non deve avere sosta o confini; il fenomeno è stato definito paradossalmente il più democratico che esista al mondo perché non discrimina tra paesi sottosviluppati o sviluppati, o in base alle classi sociali o all’istruzione, religione o forme di governo.
Non si può affrontare il problema, che è fondamentalmente culturale, senza coinvolgere gli uomini: il problema della violenza sulle donne è di tutti, uomini e donne.
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