di Filomena Baratto
Vico Equense - Il presepe è un’arte, lo diceva anche Eduardo in “Natale in casa Cupiello”. Lucariello aveva messo anche l’enteroclisma per fare uscire l’acqua, aveva fatto il progetto, i disegni, aveva studiato tutto prima di costruirlo. Il presepe rievoca una nascita, un compleanno famoso, rappresenta l’intimità della casa. E poi ci sono luoghi che il presepe lo incorporano, lo detengono, lo vivono tutti i giorni, com’ è per San Salvatore, frazione di Vico Equense. Un piccolo borgo che si stende come una coperta appoggiata alla collina, con le case nascoste tra i noci e le vigne, le stradine come serpentelli inerpicati ai fianchi del monte, a volte soleggiate, a volte ombrose. In questi giorni l’Associazione Culturale del Borgo, presieduta da Mario Parlato con tutti i volontari, ha dato vita al Presepe vivente, come da tradizione che si tramanda, arrivata alla sua 13esima edizione. E così in ogni parte del contado si vedono postazioni per accogliere i personaggi attirati in scene bibliche e cristiane così come scene di vita agreste. Fervono i preparativi e si vedono per il borgo persone che provano, che trasportano attrezzi, pezzi che servono per completare gli allestimenti e rifinire le scenografie. L’altro giorno ho visto la lavandaia entrare nel cancello di casa e posizionare alcuni attrezzi nello spazio adibito sotto i limoni sul muro di cinta, per completare le ultime fasi del lavoro. Un evento di vasta eco per la penisola sorrentina, che richiama gente da ogni parte. Questo grazie alla passione di molti che hanno come obiettivo valorizzare il territorio e dare lustro alle tradizioni.
La passione per il presepe, che è una cosa “commovente e religiosa” per dirla come “Lucariello”, il protagonista di Natale in casa Cupiello, attira molti a realizzare questa storia natalizia con innata devozione, con un’attenzione maggiore per non far contrariare il Bambino. Visitare un presepe vivente è calarsi nella realtà della gente del luogo e carpirne i ritmi di vita. Nelle sere della rappresentazione, si ha l’impressione di una grande attesa, di un fatto imminente e determinante, si respirare l’aria della quarta egloga delle Bucoliche di Virgilio, dove il poeta parla di un “Puer” che nascerà e la cui attesa si diffonde per tutto l’Impero. Un passo profetico quasi a presagire quello che da lì a 40 anni sarebbe accaduto. “ Tu, pura Lucina, sii propizia al nascituro, per cui per la prima volta finirà il periodo delle guerre e si alzerà l’età dell’oro; già il tuo Apollo è sul trono. Sotto il tuo consolato, o Pollione, del resto, inizierà quest’età gloriosa e lo scorrere dei mesi felici; mentre sei al potere, il vano ricordo delle nostre colpe libererà le terre dalla paura eterna.”
In questi versi si respira un miracolo, descritto con un’atmosfera magica, quasi da fiaba, con immagini poetiche che sanno di racconti incantati.
E salendo per le vie, davanti ai portoni, alle case, in cantucci appartati, si scorgono figure che alimentano lo scorrere di questi versi e la poesia si traduce in calore e tenere scene di grande trasporto. Si sta con lo spirito al tempo dei Romani, sotto l’Impero di Augusto, ad attendere il Re. Da un cancello si affaccia il falegname, da un altro i pastori, il gregge, le persone al lavoro come in normali giornate di fatica. Come in un gioco, da ogni angolo giungono luci e rumori di attrezzi, musiche, nenie e voci. Si possono vedere le donne al lavoro, i monelli al gioco, gli uomini a spaccare la legna, pentole che gorgogliano, pastori con sguardo incredulo, tavole apparecchiate con pasti frugali. Una rappresentazione di cui si respirano i profumi nell’aria con gli odori di cucinato, delle fragranze di alimenti impastati o tagliati. E poi i rigagnoli d’acqua che spuntano nelle varie scene e che riportano all’enteroclisma di Lucariello. Il presepe deve essere vivo, perché quel Bambino nasce tutti gli anni come allora e ogni cosa prende vita con la sua nascita. Il presepe vivente di San Salvatore è un piccolo mondo a parte dove possiamo credere di essere a Betlemme, il paesello che si illumina per il bambino che nasce e nell’attesa scorre la vita del borgo.
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