giovedì 28 dicembre 2017

Doniamo la nostra presenza

di Filomena Baratto

Vico Equense - Esserci, l’unico modo per amare. E’stabilire un profondo contatto e vivere pienamente il momento. Alcuni dicono che sia un bene nei rapporti, esserci e poi non esserci, che ripara da tante cose, ma non sanno quello che dicono. Esserci, sempre, comunque è la vera sfida, è impegnativo, ma necessario. Genitori che comprano l’impossibile per sopperire alle mancanze, amici che alle prime difficoltà, mollano, parenti che dove c’è lavoro, sfollano. Per assenza si intende delegare gli altri in quelle funzioni che spettano a noi o evitarle del tutto, per sfoltire gli impegni Ma si ingannano, la presenza è indispensabile sempre e gli oggetti non colmano i vuoti. Esserci vuol dire capire l’altro, le sue richieste, le sue attese, i suoi malesseri e dargli ascolto. Spesso il punto che si elude è proprio questo: crediamo presenza il modo di proporci, di chiedere, di esigere e non valutiamo quello che l’altro si aspetta da noi. La presenza attiva è esserci ad ogni costo, quasi invadenza fisica, di campo. Esserci per esserci, non per dire che si era lì. I figli chiedono presenza, supporto come lo chiede ogni rapporto affettivo. I doni, i soldi, le vacanze, non servono da soli. Il nostro esserci è il più bel regalo che possiamo fare agli altri. Gli amici, i figli, i genitori, le persone che amiamo chiedono di noi, hanno bisogno delle nostre parole, consigli, risate, cure. Quando i figli fanno i compiti, che non sono un eseguire passivamente “gli scritti” o riempire un tempo pomeridiano, hanno bisogno della presenza dei genitori nel loro percorso di vita per non sentirsi soli. L’amore è presenza! Allora il compito è produttivo, altrimenti è un mero esercizio meccanico e sterile. A volte siamo assenti prima a noi stessi e poi agli altri. Si impara anche a essere due, ad avvertire la presenza di chi ci ama che non è dettata solo dal bisogno, ma dall’urgenza di avere contatto, di avere una forza motrice, un carburante indispensabile.
 
Giustifichiamo le nostre assenze, ma anche quando ci siamo, a volte non andiamo a fondo nelle cose. Siamo presenti, ma non facciamo domande, non ci informiamo, ci basta vedere. Non sempre le cose che mancano e che si reputano importanti si vedono. Come diceva Antoine de Saint-Exupery, l’autore de Il piccolo principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi” e nessuno mai vi chiederà presenza, ma addurrà pretesti e lamentele che si possono tradurre in una sola parola “Esserci” La vicinanza di una persona cara infonde serenità, scaccia la solitudine, ci dà motivi per essere allegri, ci fa chiedere se tutto va bene, che forse non siamo in forma, che abbiamo cambiato umore. Presenza è qualcuno che scavi e scopra, che ci rivolti e non lasci meandri sepolti. La presenza si attua con tatto, educazione, interesse, voglia di presiedere a tutto ciò che l’altro svolge, pensa, dice. A volte è solo questione di non volersi impegnare troppo, per evitare le risposte, le motivazioni preferendo eludere. Come se gli affetti potessero essere a mezzo servizio in tiepidi momenti di interazione. Ma tutte le cose che si evitano poi si perdono. Presenza è attraversare la vita con l’altro che ci segue. Quando le strade si perdono, quando i percorsi si fanno tortuosi e accidentati è per la mancanza di presenza, in ogni rapporto. Esserci è prendersi le proprie responsabilità, conoscere la parte che si svolge e mantenerla. La vita va con la vita e non con le ombre. Molto spesso si resta con l’ombra delle persone e così diventano anche i rapporti. Una presenza è sempre positiva, è vigilare l’altro dandogli luce; è stare accanto a lui, né avanti né dietro, né soffocarlo. Una presenza attiva con i bambini aumenta la loro autostima, la loro sicurezza, e sapranno quello che vogliono. Vale anche per gli adulti. L’amicizia non è servirsi dell’altro e fare numero in mezzo a tanti, ma viverla e all’occorrenza dare il proprio aiuto. Molto spesso scambiamo i rapporti per formule e tutto diventa “do ut des”. Presenza è partecipazione, servizio, collaborazione, affetto. Non c’è dono più gradito e viene prima di tutti gli altri.

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