domenica 31 dicembre 2017

Da Piero De Luca a Emilio Montemarano, i partiti li corteggiano per i cognomi che portano

Fonte: Simona Brandolini da Il Corriere del Mezzogiorno 

La campagna elettorale è cominciata e neanche da ieri. Liste (anzi listini) blindate da Roma e collegi rogna locale. Il Pd pensa al civico Paolo Siani che, però, non ha ancora incontrato Matteo Renzi e quindi sciolto la riserva. Forza Italia (ri)pesca nel mare magnum delle imprese e delle professioni. Ma c'è una peculiarità tutta campana che si ripropone ad ogni tornata elettorale sia nazionale che amministrativa: parliamo dei figli (o nipoti) di. Spesso ormai affrancati perché sulla scena da parecchi lustri, hanno cognomi stranoti e voti che migrano come rondini in primavera. Anche questa volta ce ne saranno un tot. E in quasi ogni schieramento. Partiamo dal primogenito del governatore Vincenzo De Luca, ovvero Piero. Avvocato, sempre al fianco del padre, è entrato in segreteria regionale per sancire una sorta di pax elettorale con gli avversari interni Topo e Casillo. Renziano, ma soprattutto lottiano di ferro, Piero in qualche modo avrà il testimone in Parlamento dal fidatissimo Fulvio Bonavitacola. E sempre salernitano, anzi cilentano, è un altro figlio d'arte, Simone Valiante, il papa è Antonio ex vicepresidente della giunta regionale di Antonio Bassolino. Vallante jr è il braccio armato di Michele Emiliano in Campania. Insomma rappresenta la minoranza nel Pd, paradossalmente ben più al sicuro dell'affollatissima maggioranza.
 
Per lui una ricandidatura. E alleato del Pd, nonostante le critiche feroci soprattutto dello zio a Renzi, è Giuseppe De Mita. Che ha lasciato Udc di Cesa e i progetti dei moderati berlusconiani, per rimanere nell'alveo governativo. Proprio ieri a Roma è stata lanciata «Civica popolare» guidata da Beatrice Lorenzin e sostenuta dai De Mita appunto, Dellai, Casini, D'Alia, Olivero e Messina di Idv. Nulla a che vedere con la Dc 2.0 di Mastella, Cesa e Pomicino che sostiene Berlusconi. «L'esperienza demitiana finisce nello scontro con i Pomicino e gli andreottiani, mi sembrerebbe assurdo che ora vittime e carnefici stiano sotto lo stesso tetto», spiega Giuseppe De Mita. Che però, nell'ordine, ha sostenuto e convintamente il No al referendum renziano del 4 dicembre scorso, si è astenuto sul testamento biologico, altresì avrebbe votato lo ius soli. «L'alleanza non è genuflessione, le intese nascono per fare qualcosa. La critica a Renzi resta. Anche perché se il Pd è in caduta libera e il renzismo è ormai una patologia forse andrebbe fatta un'autocritica seria. Per me la questione è recuperare l'attualità del pensiero sturziano: dare una forma politica alla carità, porsi il problema di mettere insieme libertà e giustizia sociale». Ex De separati in casa, dunque. Ma non in famiglia. Al grido: «Se lo fa De Luca con suo figlio non vedo perché per me ci possano essere problemi», avanza a passi poderosi anche Pellegrino Mastella, primogenito di Sandra e Clemente. Ancora presto per capire se il nuovo cartello sarà presente con una lista autonoma o, come sembra più probabile, Pellegrino troverà rifugio nella lista di Forza Italia grazie all'ottimo rapporto tra il sindaco di Benevento e Silvio Berlusconi. E sempre nelle file azzurre milita anche un altro candidato al Parlamento con un cognome assai noto, Armando Cesaro. In questo caso sarebbe proprio staffetta padre-figlio, visto che Luigi chiuderà una carriera lunghissima m Parlamento cominciata nel 1994. Armando ha già ereditato dal papa lo scranno in consiglio regionale superando le 22 mila preferenze. Il rampollo ha un ottimo rapporto con il Cavaliere ma soprattutto con Francesca Pascale. Chiudiamo la carrellata con un ritorno, quello di Emilio Montemarano. Figlio dell'ex potentissimo manager dell'Asl Napoli i e poi assessore regionale alla Sanità Angelo, è attualmente direttore sanitario di una clinica privata. Milita nel nuovo partito di Arturo Parisi, Energie per l'Italia. Suo è un record nazionale: nel 2006 con 8 mila preferenze arrivò secondo in consiglio comunale a Napoli. Prima di lui il capolista del Pdl: un tal Silvio Berlusconi.

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