giovedì 18 aprile 2019

Un uomo buono

di Filomena Baratto

Vico Equense - Un uomo buono è colui che tende al bene e non farebbe del male a nessuno. La bontà però ha tante facce come quella di chi si oppone alla realtà mostrandosi indolente, egoista, preferendo una vita piatta, senza il coraggio e la voglia di cambiarla. In nome della bontà si evitano discussioni, si lascia vivere. E’ come se scadesse in qualcosa di negativo. Si fa finta di stare sempre bene con se stessi e con gli altri. Una “brava persona” può anche non esporsi e non mettersi in discussione. Vive in uno stadio medio, in un limbo dove niente deve essere cambiato per non cambiare se stesso, senza coinvolgimento e senza impegno. Un limbo che costituisce una nicchia sicura. La bontà compromette l’obiettività, procura un sonno, annebbia e abbassa il tono alla vita. Il buono, quindi, non sempre è onesto, talvolta si nasconde, apparentemente è una persona inoffensiva ma in realtà si sente a disagio. Si può essere buoni anche per raggiungere uno scopo. L’iniziativa vuole persone coraggiose, intraprendenti. Il buono cerca di mantenere equilibri. Molto spesso si prende per bontà quello che è solo voglia di restare nei propri confini, nella propria vita e non affacciarsi agli altri. Eppure deve essere un pregio la bontà, altrimenti che senso avrebbe? E il discorso potrebbe continuare all’infinito trovando altre accezioni se non ci venisse in soccorso Dostoevskij col suo prezioso romanzo “L’idiota”, in cui figura quella frase tanto trita ma poco capita che è: ”La bellezza salverà il mondo”. La bellezza è l’amore, la bontà che porgiamo agli altri senza temere. E il romanzo ruota intorno a un uomo buono, in modo così eccessivo da sembrare stupido. La grandezza del romanzo è nel mettere in scena questo sentimento in modo inequivocabile. L’idiota rappresenta quasi il ripudiato che ognuno di noi ha dentro di sé mentre accoglie il male. Sapere di essere buono e continuare a fare del male è la vera tragedia del cristiano, che giustifica con questo antidoto il torto subito. Myskin, il protagonista, è insopportabile con la sua bontà, avendo preso ad esempio Cristo. Gli altri lo detestano, lo prendono in giro, lo deridono.

L’uomo anticipa e simula quello che potrebbe succedergli, vede il male negli altri e prova a contrastarlo prima ancora che accada. Se solo si lasciasse andare alla bontà che cosa ne sarebbe di lui? Avrebbe intorno gente opportunista, bugiarda, tiranna che l’essere buono non saprebbe combattere. E la vera bontà non è tanto nell’azione quanto nel sentimento, nell’essere sincero con se stesso e non avere maschere. L’uomo buono è quello che a sua volta smaschera gli altri con la sua franchezza. “La felicità ci passa accanto e ci abbraccia per poco” afferma il protagonista del romanzo, sottolineando che il paradiso altro non è che questa felicità reciproca di sincerità che ci doniamo. E l’idiota è proprio chi è capace di amore. La questione è tutta qui. E allora siamo uomini d’amore, sì o no? Forse l’amore lo tocchiamo, ma non vogliamo mantenere il suo stato poiché dovremmo scoprirci completamente e in quel caso sentiremmo tutta la nostra miseria, mentre la maschera ci copre, ma ci chiude agli altri precludendo l’amore.

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