giovedì 25 marzo 2021

Vico Equense. La storia di Aniello Coppola

Medaglia commemorativa per la campagna di guerra 

da Agorà 

Vico Equense - Un cittadino di Vico Equense ha di recente ottenuto una medaglia commemorativa alla memoria per la partecipazione al secondo conflitto mondiale. Si tratta di Aniello Coppola, nato nel 1922, imprenditore nel commercio delle carni e scomparso nel 1998. Il riconoscimento è stato ritirato dal figlio Antonio e dal nipote Aniello. E cosi la vicenda ha unito tre generazioni nella difesa della memoria per evitare che finisse nell'oblio un'esperienza di sacrificio e riscatto. Una storia che replica sul piano individuale la parabola che ha vissuto la Nazione. Infatti, I'Italia uscita dalla guerra, tra privazioni e sacrifici, ha saputo costruire il boom economico ed il miracolo della ripresa. On risultato conseguito attraverso tante piccole storie di intraprendenza come quella di Aniello Coppola che torna con mezzi di fortuna nel suo Comune dopo l'8 settembre. "Facendo attenzione a non incappare nei controlli nazisti o fascisti" ricorda il figlio Antonio -. In- fatti, a seguito dell'armistizio c’era stata la dispersione delle forze armate. Un momento di rottura generale. La nave su cui era imbarcato venne autoaffondata dal comandante, filo monarchico. Riesce ad arrivare a Vico Equense, nella borgata di S. Salvatore. Si sposa nel 1948 con Anna De Simone, ha due figli, apre negli anni 60 una macelleria nella propria borgata e poi decide di emigrare in America nei primi anni 70. Qui apre un supermercato con i cognati, consolida la propria posizione e torna in Italia nel 1977. Nell'occasione apre una nuova macelleria, stavolta in pieno centro di Vico Equense, denominata "Carni Coppola" Ma l'esperienza delle guerra lo aveva segnato nel profondo, per questo motivo i familiari attribuiscono particolare valore al riconoscimento ottenuto.

 

"Papà è stato arruolato come marinaio a venti anni, il 1 marzo del 1942 - ci dice il figlio Antonio - assegnato come radiotelegrafista alla Regia Torpediniera "Montanari” e congedato formalmente il 15 dicembre del 1945. Il ricordo di quello che accadde in guerra lo ha accompagnato per sempre, fino agli ultimi anni della sua vita. In particolare, come radiotelegrafista aveva accesso ad informazioni non estese a tutti e percepiva, nonostante la propaganda, le difficoltà che presagivano la sconfitta". L’eredità più grande che mi ha lasciato papà? Aiutare chi ha bisogno, senza pensarci su due volte. Ero piccolo, in macelleria arrivó un suo conoscente, era in grave difficoltà economica, gli chiese 5 milioni, una somma significativa per l'epoca. Papà firmò subito l'assegno senza chiedere spiegazioni, né garanzie. Era un'altra epoca".

1 commento:

Unknown ha detto...

Una generazione che ha fatto la storia del novecento di questo paese.Ma sapendo risollevarsi dalle ceneri della guerra,e fare dell'Italia la settima potenza economica mondiale.Onore a questa generazione,e questa storia.