lunedì 7 ottobre 2024

Marina d’Aequa. Villa romana al Pezzolo, la storia abbandonata tra i rifiuti

Vico Equense - Il simbolo della memoria dimenticata. La villa di epoca romana sulla spiaggia del Pezzolo, alla marina d’Aequa. In qualsiasi altro posto sarebbe stata recuperata e valorizzata qui è una discarica. Una struttura realizzata in epoca tardo repubblicana, ristrutturata una prima volta agli albori dell’Impero, poi sepolta dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. e ricostruita nel secondo secolo dopo Cristo. Intorno ai resti della villa di 2.000 anni fa nessuno ha pensato mai di collocare neanche una targa o un cartello per raccontarne la storia, per farla conoscere e per sensibilizzare i frequentatori della spiaggia a non utilizzarla come discarica. Men che meno è stato attuato un progetto per consolidarla ed evitare che, anno dopo anno, crollo dopo crollo, di quell’antica dimora romana sparisse ogni traccia. Adesso questa è storia sepolta. La villa romana per tutta l’estate è stata un deposito di reti e pali. Una vicenda dai contorni sempre più fantozziani. Ordinanze sbagliate, pompose dichiarazioni, messa in sicurezza solo annunciata. Tutto questo è scivolato nell’oblio, uno sfregio alla storia e alla memoria. Una scena di una tristezza infinita che aumenta se si pensa che il celebre archeologo Maiuri dedicò alcuni schizzi e disegni proprio alle vestigia della villa romana del Pezzolo. Ad inizio marzo, dopo che il Corriere del Mezzogiorno aveva documentato l'ennesimo cedimento di pezzi delle mura dell'antica villa, determinato dalle precarie condizioni del terreno che la sovrasta, il Comune aveva emanato finalmente una ordinanza per la messa in sicurezza dell'area, con interdizione del transito nell'immediata prossimità del ruderi. Aveva però sbagliato destinatario, perché il provvedimento era stato indirizzato all'ex consigliere regionale Flora Beneduce ed ai suoi figli, che posseggono sì alcuni beni in quella zona, ma non la particella sulla quale insiste la villa romana. Era stata poi emanata una seconda ordinanza, questa volta indirizzata ai giusti destinatari. Nel corso degli ultimi anni una serie di smottamenti e cedimento di terreno ha di fatto cancellato quasi del tutto la memoria di un bene. Una storia amara, insomma, che peraltro si svolge in un Comune dove anche il centro storico di epoca angioina, sottoposto a lavori di recupero e riqualificazione avviati tre anni fa e finanziati per circa due milioni di euro dalla Città metropolitana, è punteggiato da cavi e tubi penzolanti che restituiscono una immagine di sciatteria e di incompiuto.

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