domenica 26 marzo 2017

Poste Italiane…che farsene?

di Filomena Baratto

Vico Equense - Venerdì mattina ho spedito per la seconda volta un libro, sì, il primo l’ho inviato 15 giorni fa e non è ancora arrivato! L’ho spedito per posta prioritaria e non mi hanno rilasciato nemmeno una ricevuta. Al reclamo mi dicono che andava fatta per raccomandata con ricevuta di ritorno, senza la quale il pacco non è rintracciabile. Così dicendo mi chiedo che senso abbia la Posta prioritaria se, non solo non arriva, ma mi perde il pacco ed io non posso reclamare per non aver fatto una raccomandata con ricevuta di ritorno. Tutto sommato doveva arrivare a Firenze, e avrei fatto prima a portarlo personalmente! Ho spedito, quindi, di nuovo il libro per raccomandata con la speranza che la destinataria possa leggerlo in tempo utile. Come se non bastasse, l’impiegata mi chiedeva il cap di Firenze come se non fosse di sua pertinenza cercare i codici. Ma questo è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo. Qualche altra volta non mi è arrivata la bolletta, poi sistematicamente non mi sono mai state recapitate delle riviste, mentre continuavo a pagare l’abbonamento. Per il passato, il postino, per abitudine, mi lanciava dal cancello d’ingresso i giornali con altra posta facendo cadere tutto sulla scala interna dopo un piccolo volo. E, se pioveva, si bagnavano come i biscotti inzuppati, così tanto che la carta non era buona nemmeno per il fuoco nel camino. Quando ho fatto le mie rimostranze mi è stato detto che mancano i portalettere e suppliscono con gli stagionali, i quali, non conoscendo bene la zona, hanno qualche difficoltà. Dal 1862 le Poste ne hanno fatta di strada, ma oggi, sono diventate l’antitesi di quello per cui sono nate. Dal 1875 emette anche i libretti di risparmi delle cosiddette casse, antesignane dell’odierno Bancoposta e si contende lo stesso ruolo con le banche. Ora, da quando la lettera ha perso il suo valore principale, anche i postini e tutto quello che riguarda le spedizioni, non hanno più l’attenzione di una volta. Sembra quasi una voluta distrazione per sottolineare l’importanza che ancora oggi rivestono le Poste nell’era digitale.
 
Esse, nel tempo, si sono contese i privilegi delle banche e quest’ultime ce l’avevano con le Poste per essere meglio localizzate e in numero maggiore. Oggi spedizioni e pacchi vengono in secondo piano, in primis le Poste vogliono essere trattate alla stessa stregua delle Banche, entrare in un circuito finanziario e lo hanno mostrato con i diversi servizi erogati nel tempo. Spedire una lettera o riceverne non interessa più di tanto, visto che si può comunicare diversamente. E pensare che nel passato le lettere erano preziose, con stemmi, con perle, con nastri, con cornici, e l’importanza aumentava con quella del destinatario, oltre a uno stile da tenere e delle regole ben precise da adottare. La carta è vista come un’inutile superficie per stenderci un freddo messaggio. Se poi mando un pacco, credo che le poste debbano tutelare il contenuto e fare in mondo che quel pacco arrivi integro e in tempi rapidi. Quando ho detto alla mia amica di averle inviato il libro 15 giorni fa, lei non si è affatto meravigliata, anzi, ha risposto che le Poste sono inaffidabili. Mi raccontava cose simili delle Poste a Firenze e a Venezia. E mentre lamentava l’inefficienza delle Poste, mi diceva poi che ama scrivere lettere. E’ la sua forma preferita di comunicazione, e ne scrive non solo per la famiglia ma anche per gli altri, come una volta gli scrivani. E’ questa per lei un’attività piacevole, riesce a trovare le parole giuste per tutti diventando all’occorrenza una psicologa, un’amica, una consigliera. Ed è controcorrente voler scrivere lettere in un tempo in cui si perdono facilmente e arrivano con molto ritardo così come i pacchi. E poi ormai le Poste sono quotate in Borsa e sono ben altri i problemi cui badare, altro che pacco e spedizione da seguire o percorso da tenere sotto controllo per gli avvoltoi che aspettano di saccheggiare il contenuto delle spedizioni. Il mondo digitale e satellitare ha creato un’involuzione della posta come una malattia autoimmune facendo crollare i servizi per i quali è nata: trasportare lettere e pacchi a destinazione. L’italiano ha imparato a risparmiare con la posta: da una parte arrivava lo stipendio e dall’altra si cercava di mettere quanto più possibile sul libretto dei risparmi. Il rapporto tra erogazione e risparmio andava di pari passo. Le Poste erano affidabili una volta, ci si dava a lei come la mamma di famiglia che cura i conti di tutti. Molti la preferivano alla banca, era più versatile, di facile gestione, dove si andava a prendere lo stipendio o la pensione e già fare i conti su quanto lasciare sul libretto dei risparmi. Per molto tempo le Poste hanno asservito alla politica producendo dissesti di cui non ci si rendeva nemmeno conto. Oggi sono emersi in tutta la loro difficile gestione preoccupandosi più di risanare che allinearsi alle regole del mercato. E’ pur vero che risentono maggiormente dei cambiamenti della vita tecnologica che si serve di strade alternative per espletare le stesse funzioni. Il ruolo delle Poste non è più centrale come una volta e soprattutto non giustifica più l’impegno statale nella sua gestione. Si tende a privatizzare l’amministrazione postale e renderla una Società per Azioni, dovendosi confrontare con le leggi di mercato. Tutto questo a discapito del cittadino, che dei suoi contorti piani interni non sa che farsene se non eroga più il servizio per cui è nata. E, se le cose continuano in questo senso, conviene molto di più, a questo punto, affidarsi a comunicazioni più celeri e sicure scegliendo l’operatore che più si attiene alle nostre esigenze.

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