Le città metropolitane riemergono dal loro torpore. Previste per la prima volta in una legge del 1990 (la 142), sono state inserite pomposamente nella riforma della Costituzione del 2001, ma la loro istituzione è ancora lontana dall’essere realizzata. Persino l’ingresso nella Carta è stato un po’ sfortunato. Infatti il nuovo articolo 114 recita: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato». Ma il legislatore si è dimenticato di correggere l’intestazione del «Titolo V» che resta «Le Regioni, le Provincie, i Comuni». Da notare anche la diversa grafia delle Province, con la ”i” nella versione del 1948 e senza la ”i” nell’articolo della Carta modificato nel 2001. Le città metropolitane previste sono quindici, nove nelle Regioni a statuto ordinario e sei in quelle a statuto autonomo. Le ordinarie sono Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Venezia. Le autonome sono Palermo, Catania, Messina, Cagliari, Sassari e Trieste. Lì dove c’è la Città metropolitana dovrebbe sparire la Provincia mentre i Comuni sopravvivono ma dovrebbero cedere alcune funzioni, a partire da quelli di pianificazione dell’uso del territorio.
Non seghiamo il Pd, Veltroni cerca unità
Il Pd «è un germoglio che va coltivato e innaffiato, non segato». Walter Veltroni, intervenendo alla Festa del Pd a Formia, replica così alle polemiche interne al partito. Ma non risponde a Franco Marini che in un’intervista ha definito il Pd «un partito fru fru» ed espresso l’esigenza della costituzione di un «gruppo di dirigenti autorevoli»…
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