Studia da governatore Vincenzo De Luca e respira, sempre di più, l’aria partenopea. Dopo aver acquisito per molti anni consenso e popolarità a Salerno facendo della lotta al napolicentrismo il suo cavallo di battaglia, ora il sindaco «di ferro» si sente pronto per il salto di qualità. Nella corsa da Palazzo di Città a Palazzo Santa Lucia, ha anche cambiato approccio: ora Napoli è il male da guarire, è la città da salvare, la sfida da vincere. Tant’è che all’ombra del Vesuvio De Luca ci sta molto più spesso, tre volte negli ultimi due mesi. Ieri poi, al teatro Mercadante, De Luca ha persino indicato, senza mezzi termini, il suo progetto per voltare pagina e far ripartire la Campania. Un piano da cinque miliardi di euro che si sviluppi in venti anni. Al centro della strategia c’è, naturalmente, il capoluogo partenopeo con i suoi quartieri abbandonati. Poi la fascia costiera e gli aiuti al ceto medio e ai poveri attraverso l’urbanistica e l’edilizia. La ricetta è gustosa, gli ingredienti rari: «Lotta alla burocrazia, aiuti concreti agli investitori, tempi record per le opere pubbliche». Che cosa manca? L’investitura dei partiti, l’ostacolo più arduo. È proprio su questo terreno che si gioca la partita decisiva, la finalissima. Anche qui il sindaco di Salerno ha fatto passi da gigante: dopo aver lottato contro Antonio Bassolino, qualche mese fa ha ricucito siglando un accordo storico. Ben visto persino dall’elettorato di centrodestra per i suoi metodi duri ma efficaci, deve vedersela ora con quella fetta del Partito democratico che alla Regione vorrebbe l’ex ministro Luigi Nicolais. Lui, però, confida nelle primarie e nel voto popolare (che, appoggiato solo da un paio di liste civiche, lo ha già portato a trionfare nel 2006 a Salerno contro tutto il centrosinistra) e, dopo la vittoria impossibile di Obama, ci crede davvero. (ger.aus. il Mattino)
Autisti d’oro, nuova bufera sulla Regione Campania
Nessun commento:
Posta un commento